martedì 24 dicembre 2013

sabato 7 dicembre 2013




Confini estesi e limiti ben visibili tra le parole e i segni:

presto sarà passato ma adesso dischiuditi

bestie costrette col muso a terra mangiano sabbia

prima di trovarci in fila abbiamo aperto le braccia verso il cielo

quanta morte visita il quotidiano essere

visi preziosi aprono porte

sentire la leggerezza del tempo è fatica

antenati sfigurati di rabbia

essere uno spazio unico chiuso dalla propria pelle

la difficoltà di cogliere le emozioni e comunicarle

l'idea perfetta in una pennellata

il torbido e l'incolto a massacro compiuto

le nuvole che si spostano veloci

il piegare a noi stessi il mondo

occhi d'acqua e verde attorno

sui balconi dei palazzi girandole

chi è caduto forse è più forte

fauci masticano nebbia facendo rumore

niente
così è.






venerdì 29 novembre 2013




Niente accade in realtà niente
se non la ripetizione puerile
delle paure e degli accadimenti tragici
e dello scontento anche puro
ma velato da nebbie improvvise
ferri che sfregano i denti
quando non te lo aspetti
avere tetti per la prole
e tette da cui succhiare parole
ancora per non lasciarsi andare
vivere senza altrove o basta
impegnati nel gonfiore di noi stessi
animali alla deriva che galleggiano
facce d'agnello gambe da lupo.

Rotti
gli argini non esistono da tempo
frantumata è l'ombra
l'amata oscurità è limpida e vorace

(accendi la luce)

prima esiste nell'assenza di parole
dopo nelle troppe
parole.

Credo di dover scusare il mio ego troppo vasto
perché dall'impasto buono
non esce il miglior pane
se non conosci il forno
ma torna che l'imbroglio è finito
torna che è finito
un giorno qualsiasi
prima dell'alba.


venerdì 15 novembre 2013

GRAZIE PER AVER DIMENTICATO


Un MONDO AnOrMAle

Verde

assordante nelle mie disfunzioni
una ragione viziata ,  semplice in fondo
dolore senza ragioni,odio di fondo.
Un viaggio tra le fessure delle canne a soffitto
come di un amore asfissiate
dalla calce di queste vallate.
Mai come opera prima
mai più senza un sorriso
tra le ragioni del vuoto
un centro commerciale e la pietà delle lattine
che mi portano verso te .

Oro

non corro più da anni ,
le ragioni del ciclista in autostrada.
Grazie per avermi amato abbastanza
per aver sopportato le mie sbronze
da uomo semplice ,una seconda vita
un uomo solo con il suo viaggio
nessun ordine nella sua casa
solo ragni a catturare
nella rabbia della quotidianità.
Così dolce di rabbia
così vuoto di amore,pieno di colore nei suoi bordi.
Ho atteso per cadere nella piazza
non volevo che vedesse il mio essere buio
ai piedi di mia madre
io sono un sole.

Il letto in autunno.

Ho paura ,sono venuto qui
conoscendo l'oggi,come se ci fosse da ridere
schiva il mio cuore ,il cane del mio vicino
il tabacco nel giardino del serpente pubblico
un santo sudamericano
mutilato dal potere delle acque
aumenta l' ira calcarea delle grotte.
Lascio in quiete la sordità degli assetati
la paura dei miei nipoti
(anche se  hanno il sole in mano)
la solidarietà del cielo del Supramonte
una lacrima sottile nel letto del bosco
polvere sottile di una stupida storia.

Pietà, fiore ,bosco, il resto.




giovedì 14 novembre 2013




      Non c'è tempo


Paura e amore, gioia azione e riflessione
piègati e raccogli, il sentiero è dolce
forza e lavoro, piegàti sempre
sogni e illusioni..

Domani, futuro e certezze
rassegnazione, piègati ancora sorella
sangue nella rassegnazione.

Quello che loro cercano di fare
piegarti come un foglio di carta
quello che loro fanno
bruciarti come un foglio di carta
quello che è, quello che esiste
realtà vissute.

Coesistenza forzata, individui
medicina dell'anima dimenticata
neuroschiavitù, consapevolezza
assimilazione dello stato di degrado.

Condizione umana, personale
familiare, frangenti
che si infrangono con violenza.

Il freddo seppur non intenso,
porterà consiglio, nelle difficoltà
nel gioco eterno delle semplicità
momento storico, cambiamenti radicali
subiti come vittime
come vittime complici, stracci monouso
che peccato.

Che peccato non avere sufficiente coraggio.






giovedì 31 ottobre 2013



       Finisterra


Guscio, pelle cuoio, ora è il tramonto
mentre maria è coperta, strascinamenti di vento
è tramontana
che conserva la polpa sotto vuoto.

E non si sa chi gira
se noi strani
o voi italiani.

E se la dama di osso si abbassa
e oggi è domenica
tutta una civiltà si espone
a testa bassa in cassetta
senza un perché che non sia dolce
o un disegno che non sia
eccessivamente brutto.

Appiattiti nelle banchine del porto
cigli effimeri
patelle bianche e verde mare
leggermente olezzanti di nafta
mentre io ti guardo e sorrido.

Questa è la fine, l'ultimo sguardo se ne va
alla finestra, stiamo tutti lì
pure josephine
l'amore di una volta.

Mi devi scusare
oramai il tempo è andato
si son persi i fiocchi e i ciuffi
correndoti dietro
e sognandoti son diventati bianchi.





sabato 26 ottobre 2013

lunedì 21 ottobre 2013


   Non parlare 
    delle due parti

 se il mondo si dividesse in due
 ed avesse bisogno di me
 se avesse bisogno di te
    e che dire ancora,
 non vado via
    e nell'assurdo previsto,
 io vado via.

    e ripetilo
 con forza
    io non servo un cazzo
 non servo proprio ad un cazzo,
     una più grande ti te
 stai bene attento
     ti rincorre
 merda, merda
    ti ha raggiunto
 merda, merda
 ti ha preso
 adesso sei parte di lei.



martedì 8 ottobre 2013



       Gaia


E se potessi
despota, tu

e se potessi, fino a quando schernisci
che chiudi gli occhi, privo di cattiveria
quella domenica mattina
alzarmi su, eroina
racconti, storie senza fine
e strade bucate.

E se volessi
tiranno, tu

e se volessi, fino a quando piangi
che chiudi gli occhi e ti mostri un altro
quel sabato mattina
tirarmi su, eroina
favole, bugie senza fine
e sempre strade bucate.

E se te ne andassi
tu, merda

e se te ne andassi, quanti sorrisi
che chiudi, dietro di te la porta
ogni giorno festa di dolci
ritrovarmi, eroina singola
niente più metafore
e mani bucate.

E se io, oggi che è lunedì
metto all'aria pene e panni al vento
e non provo emozioni
ne ombra, ne fiato
eroina, di quelle forti
solo il presente, l'azione
buco il cielo con lo sguardo.

E se poi, ancora trema la terra
e girano le gambe
mercoledì ero ebbra di natura
per svegliarla, l'eroina
senza che mi graffino
con le mani sporche.

Sono io ed il lavabo
smalto di un rumore, mi sento
lavandomi via
viso e anima calpestati
piedi, spiedi e cannella.




lunedì 30 settembre 2013




Cornicione o salto


Nel fine corsa la fune era tesa
tra un lato e l'altro

a risolvere uno strato di scarpe e bambini
e contare la graniglia

un marchio del corpo.


E tu, per quella linea di calce
schiavi dentro recinti

che scalpiti per partire
in un ora ventimila punti

forme che coincidono

una sciarpa abbinata per bellezza
nell'esasperazione di saperlo.


Si continua a far finta di niente
i caratteri hanno altro da raccontare

una trappola da scoperchiare
due salti più in là

lame per una notte

dove tutto ha un termine
ucciderli tutti insieme

pure l'ansimare affannato

un gesto, un arco
un guizzo di sangue.


Canapa grezza intrecciata

un problema in meno
senza un domani preciso

una lotta lampo per assumere

un problema in meno eliminandoli tutti
sterco per sudici cerchi

quel soffio di responsabilità necessaria

finiscono i ghigni
per siringhe, per stringere un cappio.


Era quel giorno preciso

che puzzava di terra promessa

e gli accordi, raccolti in busta

saltarono

denti stretti

dopo un pugno chiuso scagliato

con terza ed elastici

portando nel cuore rancore oltre la linea

il confine, forza del numero.


Nella pelle di piazza, l'uomo
nelle sue vene di capacità

cancelleremo tutti i confini
trovando solidarietà nell'altro

per un tempo, bellezza

ancora lottare, l'evoluzione
uno su uno.




martedì 24 settembre 2013

Settembre



Adesso penso a quello che sono

dimentico il tempo che scorre,

le nuvole che  hanno fatto ombra ,

l’uomo che  ripudia 

ha deciso che deve

urtare ed odiare il suo tempo.

 

Potrebbe succedere

il legno si leviga ,

invecchia la sua anima

basta decidere la sua fine,

ma il fuoco annerisce le cravatte di tutti

o si intimorisce davanti al potere delle rondini

o si suicida per non aver amato i  falchi.

 

 

Il bancomat della tristezza

o l’ipermercato delle delusioni

meno sapore di quello che pensavamo,

 le nostre intelligenze mediocri  

meritavano l’acerbo non l’ipocrisia.

 

Solco il limite della mia povertà

come se esistesse una pietra

un muro a secco da abbattere

 come se esistesse la miseria ,

o se la miseria fosse un ospite

 presente nei nostri pasti .

 

Davanti a una fisarmonica

un albero privo di anima ,

il suonatore annebbiato

beve molte birre calde;

neanche una pecora staziona

si uccidono le bugie come le fabbriche

figlie delle parole , le promesse volano.

 

Parola ,rettili sui muri.

Lingua ,ragni che attendono.

Verità,mosche pronte a volare .

Occhi che possono reggere altri eventi,

settembre che non accellera il mio battito.

 

Sarà,un pensiero speciale
in un mese silenzioso.

 

Speriamo  che il mosto sia  rosso
nel suo profondo .
 

Semafori.




Al buio per un secolo

fino a quando la cultura giornalistica

ci ricorderà solo per un attimo

 come giocattoli  senza batterie

uccisi da proiettili di gomma

vivi ad annusare il profumo della stessa gonna.

 

Senza fine .




Ricordati che sono sempre io,

polvere grigia ma purea di idee

Forse  aceto puro,

solo sale che attacca i microbi,

invalido pittorico

colore di prodotto chimico

fotografia sfuocata delle miniere

dolore quadrato senza angoli

accecato  senza luce di speranza

rimarrò ad ascoltare il  mio silenzio ,

il rumore della mia musica

complice  nel  raccogliere il suo spirito.

 

Strade



Che bel sorriso che hai ,

una strada all’alba

io ti guardo

con la stessa debolezza

poi ti osservo nel sempre ,

come se avessimo venti anni di meno

forse cerco l’eterno ancora una volta.



lunedì 16 settembre 2013


                 Autoput kroz Pčinju



      Sivi






      Zeleni







      Crni




martedì 10 settembre 2013

calco



   Calco


E se fossero gli altri a contare, chi muore e chi vive
il sale libero risale al suolo, non conta la pioggia
mentre mia figlia piange stirando lame di cipolle.

Nell'altra stanza, affoga nel cuscino
nelle sue lacrime, tristi, amare, vere, false
nelle mie lacrime ancora più tristi
amare per sempre, non riesco a consolarla.

Suona ancora la vecchia sveglia che va a  vitamine
suona ancora ma tu sei sempre in ritardo
in ritardo per sempre, è tutto normale sognando ricordi
ogni mattina compri sempre il giornale.

Prendi l'ascensore interno, quello grande
esci al terzo piano, superi la tenda di plastica, veramente spessa
entri nella libreria, ti avvicini vestito di bianco
anche lì trovi una connazionale curiosa
che ti chiede ogni giorno perché
perché compri ogni giorno il giornale.

E se fossero gli altri a contare chi vive e chi muore
mentre mia figlia cresce come rami di sambuco
sottili e leggeri.

Nell'altra stanza salta come una matta sul letto
nella sua euforia, come lattice di euforbia
nella mia pazzia di piazza controllata.

Devo trovare un modo che sia un mondo comprensibile
per farmi capire
come se fossero gli altri a spiegarlo
e spingo con forza e tensione la mia mano sul muro
confine del mio mondo
di un appartamento in affitto.






lunedì 2 settembre 2013




  Calcare


Io, scarto del dieci
settimana senza latte.


Abbondanza
delle lastre nelle sfumature di grigio
fino a quelle scure dalla pioggia.

    Ho mangiato abbastanza
    lascio gli avanzi per gli altri.

Rincorrendo lepri nell'altopiano coperto di arbusti
che profumavano
pelle di bestia e piscio.


Scendi ancora più giù
nel vortice di pietra a cercare l'acqua.


L'armonia delle vespe nella mia mano
quando non ne avevo paura.

Sdraiati nei pochi spazi di terra
che la roccia viva e appuntita regalava
negli anfratti, concavi, doni del vento.


Settimana senza latte, odori forti
impregnanti.

Ero solo Io
che lì vedevo il sole verde
e non lo dicevo a nessuno.


Risalendo la dolina
ammirando i tassi singoli e orfani di bosco.

Scendi ancora più giù a prendere l'acqua
e stai attento che non sia ferma.


La terra su una mano, per radunare le formiche
e renderle contente.




mercoledì 21 agosto 2013

La fattura



Se mi tagliassi la testa ,
vedresti la mia anima cadere,
come un giallo ricordo piacevole
come  uno stupido viaggio
la mia materia naviga inpaurita.
Meraviglia inbalsamata sulla spiaggia,
come un tonno venduto all'asta
nel mercato di Cagliari.
Ma l'amore è una cosa meno violenta ,
è lui che rallenta le mie certezze,
un compleanno a luglio sempre più lontano ,
nessuna tenerezza,nessun dono
solo qualche incertezza sul colore dei pavimenti.
Il pescatore di tonni non ci pensa
in un attimo,taglia la testa ...
il peso delle sue cicatrici
il colore della sua carne ,
la sua debolezza.
Metti la barca in mare
regala ogni tuo sonno alle onde.
Cercano un pescatore più aggrazziato
il pescatore di uomini .
Sto viaggiando da Ancona A Roma
ho tanti progetti più che difetti.
Per fortuna il biglietto è pagato.
Anche il colore è pagato
mancano solo le mura
per potersi chiamare casa
manca solo l'acqua
per potersi chiamare mare.




mercoledì 14 agosto 2013



     Nel villaggio di Montecristi
   

Il piccolo Re, quasi nudo, si nutre di vergogna e babà
da giovane, attore fascista
si esaltava con l'alkermes

e oggi da un temperato terrazzo balbetta :

 -  Meglio un bavero sudato, di un finto cappello panama
    non fatto in Equador
    tutto è possibile, tutto si può fare
    bastante non cambi niente -


E via insieme in coro di giubilo, oche drogate dall'acqua rafferma
dopo un cocktail di sputi e fonti di fogna privatizzate
un goccio di vermut alla sabauda
per l'umido compagno del soviet spaccanapoli.

E l'ansia che ci percorre nella vigilia di ferragosto
tra il sublime silenzio di chi non può permettersi una vacanza
e i pochi problemi connessi.

E mentre si ride e si sorride in solitudine
in case e appartamenti quasi ventilati
fortuna della improvvisa pioggia ristoratrice
c'è chi muore marcio di sangue a terra.

Il migliorista profumato di naftalina e tarme sopravvissute
continua a balbettare, disteso su uno sdraio d'annata
ritirato nella costa labiale del lazio :

 -  Nessun delinquente mi ha reso partecipe di una richiesta formale
     ma se nel caso fosse, tutto può succedere
     l'importante è, che non cambi niente -


E via di nuovo tutti insieme a festeggiare
sorseggiando merda e gin, nel fresco del bosco diplomatico
la realpolitik ha un suo modo preciso di essere
conversando euforici del più e del meno
nello scampato pericolo.

Non c'è peggiore scarto di un processo
di un presunto ex fascista
fallito attore di teatro,  d'improvviso porta bandiera rossa
tra le paste e i confetti e le mani in pasta oltre manica
traghettatore per vari decenni di illusioni per gli sciocchi
e certezze per i fedali cordiali e amici
conniventi e rei.




 

domenica 11 agosto 2013



 Il vecchio 
 dei cammelli


E se non bastasse correre, inciampare
nella patetica illusione di fuggire
l'ignoto, un verso.

Ti avevo detto
il tramonto sarà confine
chi mi scaglia contro, spera che crepi
tra i cespugli giù in fondo.

Mano, contare nodi su una fune
da sessanta a sessanta
e quel ridicolo cancello
che serve solo a dividerci dagli altri.


Sono morto quel giorno
mentre rotolavo tra la strada, la ghiaia
e le lame contorte
che mi hanno tatuato la fronte.

Il mare si vede ma non si sente
sono morto
e da allora vivo solo nella mia mente.


L'importante è fare i turni per lavarsi
come in un sogno infinito
dove la pioggia di pietre
ha creato colline e montagne
per me invalicabili.

La ritirata non c'è, si libera fuori
ed è meglio andare uno alla volta

rendendomi simile a un albero
restituendomi uomo

l'insieme è difficoltoso
per un vegetale senza radici.

Metteremo dei paletti
forse anche colorati, magari una rete
delle transenne in bronzo fissate a terra.


Solo le mani e i rami per aggrapparsi
travolte dalle allergie
e adesso dormo tranquillo.

Cosa può cadere, succedere
ho un cesto in testa
legato stretto con lo spago sotto il mento
spero che ci stia tutto.





sabato 3 agosto 2013




 Costola del fango


Parlare, merda, sale al mare
umido alla terra
soffro, cantando
di abnorme senso di gravità
e non so dove sono.


Eppure sapevo che portavi una croce
tatuata nella parte nascosta del polso
prima ancora che alzassi la manica
a parlare.


Ma sono una mente vuota nella possibilità
di cibo.


Dove siamo, dove chi ci conosce
e ci accompagna
ci ha sempre dato qualcosa
siamo così lontano da sentirci.


Non so parlare,  merda
violando sempre che fosse giorno.


Copto per un altro giorno
l'insoddisfazione è una malattia con cui
convivere

e prova a dire qualcosa
anche se...


Eri un colore, sei un colore diverso
solo un po più tendente a quella guancia
che si tira indietro.

Anche se avevi
piccoli peli di lana di cuore
di carciofo messi da parte
attaccati al sudore.


Chiudi a chiave la parte

le mie giornate puzzano
ogni qual volta che incontro uno scontro
un odore evidente
una folla
mi espongo con il mio labbro più fine
quello che
per un tempo dalla mia parte.


E quale sarebbe il crimine
con cui portare corona e carro
denti insalivati mostrano
bocche slabbrate

fosse solo una coincidenza.
aprila la finestra.


Conservandoli
lontano dal vento distributore
mentre sogno che non ricordo
di sognare

l'ansia che mi accompagna
non mi lascia un soldo di tempo
mentre sempre ci aspettiamo di diventare
moderni.


E comunque ero un colore
adesso non so...


E giusto perché le pause di vita  non fraintendano

parlo per me

segnato a cinque anni, braccio destro
nero inchiostro.







sabato 27 luglio 2013




    Petrolio


Se prendo l'ostia muoio

adesso draghi e cuscini
e scendo dal letto

corde di cartone e echi stonati al mattino

se arrivo a Ostia avvolto da bucce d'arancia
mi salvo sotto un ombrellone

e voto rivoli di rivoluzione solo per me.


Con cannucce di carta conquisterò il mondo
cercando spazio tra le mie pupille

un quadrato libero dove piazzarmi
tra i tanti teli per il mare colorati
per squagliarmi sotto il sole.


Tra il fango e le anguille

trombe di fanfara tifano per me
riuscirò a respirare anche sott'acqua

in questa lingua tra la terra e il cielo

dove qualcuno tenta di soffocarmi.


Solo ferito dai calci in faccia
e perciò sopravvivo a ciò che si scioglie
in bocca

tra la sabbia e l'anguria e tra i denti i semi

la mia vita è avida
la mia fine è lurida.





venerdì 19 luglio 2013




   11  Luglio


Meglio tardi che mai

vedo liquido coprendomi dal sole
congettura dei tempi

in mano un pezzo di cartone

cercando soluzioni nella continuità

geografia sentimentale
per salvare la repubblica

divinità dei gesti
non c'è dubbio.


Lenti esaltano la mancanza d'azione
necessità delle soluzioni

tara genetica
follia del momento

puoi leggere tutti i libri che vuoi

compromesso

se poi non mangi avido la strada.


Ferma la verità
rimani lì dove sei seduto

tic tipico
popolo per terra

sabbie mobili all'occorrenza
nell'angolino colorato che hai trovato.


Talmente mobile da tappare
per nascondere

le  bocche non propense

nell'allarmismo metodologico
continuazione dello status quo

che ci comprime in noi.


Che dire
vittime coscienti della pigrizia accecante

che fare
in assenza di uno scopo

iniziare a correre

forse no.


Trasformarsi in un pezzo di legno
pisciare fuori dal secchio

aspettando la pioggia.





martedì 16 luglio 2013




       Lasco


   E mi fermo a guardare

   mentre il cuore
   duro e stanco tace.


   Oggi è un altro giorno

   una realtà oggettiva in più si aggiunge
   nel lungo elenco che mi accompagna.


      Ruoto e mi volgo
      neanche più di scatto
      mi giro lentamente

      mi piace sempre guardare
      ma lo faccio con distensione.


   I miei occhi invadono la vita degli altri

   e tutto è lasco
   tranne la mia stretta di vita.





domenica 7 luglio 2013



Nel territorio libero di Trieste


L'Europa unita dal conio
spellandoci per i doveri domestici

nel mare di isole persone, sono solo seccati
nella festa popolare, cimici e maggiori libertà
nell'invidia religiosa, nella crisi l'umiliazione
lacerano il cuore delle origini
nella nuova concezione del mondo.


E si parla solo di liberare le merci
seppelliamo il passato

non del sogno dell'uomo, nello sviluppo del pianto
non delle sue emancipazioni, suggelliamo le ferite
non del sangue versato tra le mani
che con orgoglio ci salutano armate.


Nella strada, via delle rose caucasiche
che rischia di impazzire, i timori
tra i ritmi talmente lontani, i tumori
dal suonare all'orecchio sordo
dei nazionalismi ridicoli.


Europa, luna di Giove, vinta dai soldi e dalle paure
che mostra sempre la stessa faccia

nel fiume omofobo che suda sulle sponde
tra stelle filanti e trombette e disastri
nascondendo l'odio religioso
presi dal freddo, bruciando gli alberi d'inverno
trafiggono il cuore delle intenzioni.


Ci salveranno i banchi, i monti e le casse
lumi di garanzia
comprando per pochi spiccioli madreperle luccicanti
gli ultimi aliti di libertà
svenduti al mercato liberato dalle bombe.


Il porto di un grande impero, tra i nuovi consoli
il porta valori, accettato per forza
nella fredda contrapposizione di idee
che muoiono.


Quello che l'uomo sente
quello che l'uomo non sente.

Eurovisione.





domenica 30 giugno 2013




Sol  tanto  io


E quindi che senso ha
io mi chiedo
scendere dalla montagna al mare
che senso ha continuare
scavando una fossa nell'acqua.

Dove andiamo
dove
mettendomi in strada
nell'instabilità dell'essere
raccogliendo questa farsa
schiavi del vivere
di questo stentare.

Che senso ha
nella simulazione
resistenza del ripetere
seguitare a recitare una parte
istrione mediocre e ridicolo
a cui non si presta fede minimamente.

Che senso ha
nella relatività dei giorni
che ci bagnano addosso
aspettando illusi l'evento fortuito
che muterà nella durata di un soffio
che ci travolgerà.

Che senso ha
frutto sopra frutto
alberi del sonno
io mi chiedo e chiedo a voi
mani che chiudono o aprono varchi
che senso ha
consumarsi e preservarsi.

Che senso ha
l'acqua che bevo
che sputo sulle mani
caldo che ha imprigionato il corpo
e io vi chiedo
che senso ha sudare senza sogni.

Convinzioni nascoste nell'intimità
che senso ha.



venerdì 28 giugno 2013

domenica 16 giugno 2013


JOY DIVISION


Questo doveva accadere
dopo tanta strada
sorrisi lacerati
per tutto quello che abbiamo speso
senza diventare vecchi

questo doveva accadere nei nostri cuori
perchè correre ci ha reso audaci
ma sensibili

ma cosa può essere un luogo
se non un obbligo o lavoro
obbligo o lavoro.

Gli oggetti cadono lentamente
lacrime sugli occhi sulle guance
mai più vicini
perfettamente distanti
ogni giorno con noi stessi.

Questo è quello che volevamo essere e non è l'idea

ma dove siamo stati?

quante occasioni abbiamo perso
quante volte abbiamo guardato specchi
senza provare pietà e vergogna

ancora una
una mano e poi nulla
ciminiere piantate come spilli sulla terra
vorrei essere vicino e trovare la giusta distanza
ma questi colori cosi diversi mi annientano
e non so come potrei dare di più
cercando ogni giorno una qualsiasi perfezione
ma niente ha i bordi che immagino
neanche il mare
quindi so che questo sono
e se facessi di più
non sarei io.

Sentimento ed esperienza.
Sensibilità e durezza.

Assieme
imparare parole nuove e cambiare muro
avere fiducia nell'altro
stare soli
perchè brucia tutto è tutto quasi bruciato
e le nostre decisioni sono un lume funebre
fiamma flebile

perchè allora piangiamo di nascosto
cosa ci rende così veri
e per chi recitiamo. 

mercoledì 12 giugno 2013

CONSIGLIO MUSICALE





          Si accende


Più tardi, molto tardi
   penne, pulci, il volo continua

      si suicidano le briciole dall'alto
   segue la tovaglia che ti copriva
mentre mangiavi

      non pieghi il collo, ossobuco di rotella

da molto tempo esisteva
   il tetto che ti cade in testa per troppo amore

   per aiutare la terra che si muove
carica di ciliegie e fiori in bicchiere

      ciuffi di capelli che non ci sono più
avvolti con mollica di pane

   il pane deve continuare a crescere
dentro, e fuori di te

      il suo breve soggiorno, un sogno ti bastò

coltiva semi di nespola, appoggiati
   su uno sgabello tinto di cianuro e stelle

      piume, ragni, amici che tengono
         tendono per te un lenzuolo

            sapremo ciò che pensi
               prima che tocchi terra

non ti fermare crosta, letto di anni acidi
   che nessuno mangia





giovedì 30 maggio 2013



Lucerano


Erano visi unti e alati vissuti sulle zampe
dove lo zucchero, la frutta dal cielo
non era abbastanza

tanto spazio per crescere
e non rimaneva che provare ancora
tanto per crederci.


In mezzo ai possenti del ferro
stava la buca per salvarsi
una branda, due libri, un ricordo.

L'arto arrugginito tagliato permetteva l'ingresso
scale di legno per nascondersi
per poter reggere, sfogliando leggere le pagine
luce dall'alto.

E quando imparerai a memoria a scartare le carte
quando imparerai sarà il tempo giusto per lasciarsi
e conservare il ricordo
facendo fatica tra un piolo e l'altro
facendo fatica per non dimenticare.


Solo, a osservare i pensieri degli altri
tralasciando i tuoi
che ti erano venuti a noia.


Fino a che le ginocchia del tuo amato d'io
terranno terra
potrai continuare a vivere.

Erano luce.




giovedì 16 maggio 2013



   E non si butta
   via niente

buttato come forfora, via oltre gli ami cresciuti in mare

scendo le scale giusto per vederti, qualcuno che mi ama troverò

qualcuno non è d'accordo,qualcuno versa acqua
ed io pronto con la maschera che ho trovato

vorrei,vorrei,  come una scorza, estremità
pelle che si perde, polline, zavorra sottile

ecco la casa che vorrei, come una vita passata
di legno e fughe e notti insonni

sempre acqua in gocce di ferro leggero
e magari mi piacerebbe ancora ballare, ballare con te
mischiando tutto

vorrei, vorrei, ma non posso essere come paglia che mi risponde
e chiaro di luna che mi risplende, non so

odio i meccanismi e odio me stesso, come battito

le notti che non finiscono sono la mia esistenza

vorrei, vorrei, uno scarto, zoccolo duro
un insetto che porta la vita

come polvere che arriva dalle stelle
essere sicuri di essere dei figli
figli di un mondo che gira
gira, gira e ritorna sempre a terra

e si, come accettare, il giorno schifoso che viene a prendere
l'anima gentile che mi aspetta non ne sarà orgogliosa

vedendo oltre il rosa del mio essere incantatore
facendo finta di essere morti
mentre ancora lo spirito vive

aspettando d'incontrarsi, chissà dove
per strada, per casa, magari per i tetti

o anche volando, tra un terrazzo e l'altro
così da essere più libero, forma o ragione
istinto o occasione

salgo le scale a forza, anche se non ne ho voglia
devo pur vivere, tutto ciò è triste
ma non importa, fa parte della vita misera che ho scelto

o no
da non perdere occasione, di avere più lapidi che finestre
dove poggiare finti idoli come fondi di boccale

vorrei, vorrei, come un osso vorrei
un seme, una pellicola che mi avvolge

vorrei ma non posso e si che non posso
come qualcosa da buttar via, nell'illusione

attrezzo la mia soffitta per fare in modo che tutto abbia un senso
e non si butta via niente




domenica 5 maggio 2013



La festa...   anche no...


e si che chiudo  archi ponti e rimorsi  chiudo gli occhi col carbone
con ciò che mi piove in testa e ciò che rimane  lavami lava  tira via
per tutto quello che mi riguarda  non vedo più ragioni  o braccia che si tendono

le bucce che raccoglierò  tenendole da parte  una per una congegno di ingegno
e tristezza  negli astucci tutte le matite consumate e spuntate
una per una  vite mozze

sputati fuori i sogni ed i progetti non rimaneva altro che sabbia
sabbia  arena gratuita da distribuire agli amici

tu sei pronto  tu sei pronto
tu non sei pronto  tu non sei pronto
non osare annusare  non osare tanta sabbia per te
e pietre addosso

e si che chiudo  chiudo pure i vetri per pulirli  eppure non mi appartengono
chiudo gli occhi col cartone e colla di pesce  con ciò che mi cade in testa
e non me ne frega niente della carta bruciata  dal sole  dalle zucche
nel possesso dell'incoscienza  essere

le tracce che lasciavo  tenendole da parte  nell'illusione impegno
e divisione  candida
candida aveva ragione  tu fuori e io ventre  dentro nei sacchi le unghie
mangiate  rosicchiate con attenzione

vomitati i bisogni e i buoni pastori tra le ansie che restavano oltre la terra
non restava altro
terra  terra cara  cara da comprare  come vendersi un arto
un braccio da condividere con gli amici

tu sei morto  forse tu non sei morto
tu non sei morto  forse  tu sei morto
svegliati allora  terra addosso svegliati
tanta terra e sopra pietre a mucchi
sasso  sasso livido  faccia tumefatta

e si che chiude  chiudo la bocca  una finestra in più
un orgoglio di lente d'occhiale  me la tappo con la carta e stracci
giornali vecchi  e resti di lenzuola  ancora
ancora resine di rancore  abbracciando l'ultimo albero
pubblicità e diga per rifiuti o solo ricordo

la chiudo per sempre per non parlare  di marmi e mari più caldi
per non perderla  bocca avida di tagli  e si che la chiudo
ermetica  avendola una bocca







mercoledì 1 maggio 2013

La scarpa

30 aprile
sto per festeggiare il 1 maggio,
mi rubano le scarpe
non riesci ad arrabbiarti
se le scarpe che ti hanno rubato
sono quelle da lavoro.

Poi ci penso,
devo festeggiare...
Forse servono
a sfamare un altra famiglia
a dare dignità ad un altro uomo.


Hanno rubato la collina
era li fino alla sera prima
che serva a far lavorare l'edilizia..
Poi ci penso
nuove strade
asfalto uguale a meno terra
meno agricoltori meno pastori
più signori da nutrire
sempre meno Italiani
con il nulla che ci portiamo dentro
negli anni del vuoto incolmabile.

Mitu è un  metalmeccanico
parla con l'accento napoletano
pelle scura ,buon umore
famiglia fantastica ,
figlia dei sacrifici e delle offese negli anni .

Ad ogni uomo la sua religione
a tutti un lavoro
capace di renderci
uomini quasi liberi.


domenica 28 aprile 2013


Gocce


come sarebbe bello ballare tra le braccia che si tirano
sporgendosi per raccogliere un frutto dall'albero
e fottersene
declinando ogni responsabilità nel blu
nella densità della pasta di colore che esce
camminando senza pensieri sotto la pioggia

forse si  forse no
e forse ancora  andare avanti senza meta
convinto di avere muscoli nelle gambe
etere dietilico

come sarebbe meglio ballare
e fottersene sotto la pioggia

sarebbe bello fottersene e ballare
nello stesso momento mentre piove
lasciandosi umanamente bagnare
vestiti e poi corpo e poi mente
e godere  leggeri  della pioggia


Cosa hai oggi

niente di che    forse sono solo stufo

il cielo un'altra volta è grigio
denso di cenere e cattivi pensieri
che ci cadono addosso come pietre sminuzzate
ed io in ogni caso devo vivere

sarebbe bello vivere
rifugiati sotto enormi cappelli  parapioggia
a proteggerci da tutto
salati e spensierati  saltati dalle gocce
come gambi di fungo e muffe necessarie

prendendo i raggi in faccia
qualcosa di amichevole
oltre la mano delicata del mio appiglio
che canta e parla baciato dall'incoscienza
di un cielo  che in fin dei conti
non ci appartiene

sarebbe bello solo ballare
passeggiando per il parco vuoto
di una vita così  presa per come è realmente
di un verde così intenso
da rendermi contento per un momento

come sarebbe bello vivere liberi
nudi  un torsolo rosicchiato come un osso
liberi anche di amare la pioggia
e non esserne costretti

continuiamo a cantare  tanto siamo soli
in senso più luminosi di altri
anche lungo il corso
mano che tiene la mano  ci costringe l'acqua vicini
sotto lo stesso ombrello

nessuno ha fretta  e nessuno arriva
tutti assaporano il momento
che ci rende liberi
liberi appunto per un attimo

poi alla fine della strada  dove si incontra la città
sempre con un sorriso si torna indietro
indietro verso casa

non tutto ha un senso
e non tutto ha una ragione
ma vivo costretto nell'onestà che devo
e penso che molte cose, molte cose
non abbiano un futuro
e non so come spiegarlo







domenica 21 aprile 2013


   
   Consiglio Musicale


     ( from the album   Pink Moon    -   by   Nick Drake )

       Which Will
   
    Which will you go for
      Which will you love
      which will you choose from
      From the stars above
      Which will you answer
      Which will you call
      Which will you take for
      Four your one and all
      And tell me now
      Which will you love the best


      Which do you dance for
      Wihch you make you shine
      Which will you choose now
      If you won't choose mine
      Which will you hope for
      Which can it be
      Which will you take now
      If you won't take me
      And tell now
      Which will you love the best
   
   
   

martedì 9 aprile 2013



E' un posto pieno di verde
un giardino magnifico soleggiato in inverno
e mite d'estate ombroso per fare l'amore
quando finisce il giorno
o quando comincia.

Di questo luogo
non si può raccontare molto
i cani abbaiano impazziti attaccati alla rete
quando qualcuno si avvicina
a chiedere

io non ho visto
ma so
che il veleno è miele in paragone
perché il principe teme per la propria terra
e della terra protegge i propri limiti.

Il bruco striscia goffo
il serpente fugge lesto
l'edera s'aggrappa al nulla
il respiro è testa

resta.



20



Appena un passo contiene il vuoto
lo scivolare lento di membra verso non sarà più
e parole sicure come cristallo hanno tempo
per frantumarsi sotto il peso dei gioghi nuovi
prima dello sguardo uguale a dopo ancora
profondo finale incessante riso accennato
squama di dolore sollevata da un dito curioso.

Appena un passo e poi il vuoto
sporgersi troppo come allungare le mani
abisso incombe sopra e sotto nero
ma non vedo le gambe e i piedi dove vanno
il blu del cielo mi ubriaca seriamente
e tu non mi credi.


domenica 7 aprile 2013


  Strabuccia


   Allegri, allegri

l'uomo che vive con due tazze in più
nel mezzo dell'agro a raccogliere le cipolle
da sfogliare fino al cuore.

Da sbucciare in silenzio
tra una pagina e l'altra
tra una parola e l'altra
sempre per due tazze in più.


   Allegri, allegri

ora c'è l'incontro, ora ci capiamo
ieri non riuscivamo a capirci.

Per due mattoni messi male
la casa è crollata
come soffio di mano pesante
la casa è crollata
ed il tetto intero, testimone a terra
pare una tenda per bella presenza.


   Allegri, allegri

siamo un coro di voci
appunto, una polifonia.

Chi sale e chi scende di tono
da ragione al suo verbo
ma siamo sempre e solo un coro di voci
che riempiono una stanza
dandogli vita e colore
e la ragione e l'orgoglio
una volta messi da parte
non hanno alcun senso.

Sul tavolo, nel centro del tavolo
c'è solo una cipolla.


Ciò che è vero

   io sono un detersivo e tu sei un lampione

è vero quello che si pensa

sia vero

   io sono uno sbiancante e tu sei una lampadina

o è vero quello che ci si aspetta

   io sono cenere e aceto e tu sei luce

e che poi d'incanto diventa vero

o è vero il suo contrario

   varechina tra le stelle

o una sfumatura del suo contrario

   succo di limone tra le comete.


Quante sono le verità sul tavolo
quante sono le mani che sbucciano la cipolla.

Anche io, ogni tanto leggo tra le righe
ma trovo solo spazi bianchi.


   Allegri, allegri

che il mondo gira
e gira solo da uno parte
anzi, mi sbaglio
gira pure intorno al sole.

Nei due volti della vita
uno sorride
e l'altro, guarda quello che sorride.