Anasazi prefer umbrellas

martedì 24 dicembre 2013
sabato 7 dicembre 2013
Confini estesi e limiti ben visibili
tra le parole e i segni:
presto sarà passato ma adesso
dischiuditi
bestie costrette col muso a terra
mangiano sabbia
prima di trovarci in fila abbiamo
aperto le braccia verso il cielo
quanta morte visita il quotidiano
essere
visi preziosi aprono porte
sentire la leggerezza del tempo è
fatica
antenati sfigurati di rabbia
essere uno spazio unico chiuso dalla
propria pelle
la difficoltà di cogliere le emozioni
e comunicarle
l'idea perfetta in una pennellata
il torbido e l'incolto a massacro
compiuto
le nuvole che si spostano veloci
il piegare a noi stessi il mondo
occhi d'acqua e verde attorno
sui balconi dei palazzi girandole
chi è caduto forse è più forte
fauci masticano nebbia facendo rumore
niente
così è.
mercoledì 4 dicembre 2013
venerdì 29 novembre 2013
Niente accade in realtà niente
se non la ripetizione puerile
delle paure e degli accadimenti tragici
e dello scontento anche puro
ma velato da nebbie improvvise
ferri che sfregano i denti
quando non te lo aspetti
avere tetti per la prole
e tette da cui succhiare parole
ancora per non lasciarsi andare
vivere senza altrove o basta
impegnati nel gonfiore di noi stessi
animali alla deriva che galleggiano
facce d'agnello gambe da lupo.
Rotti
gli argini non esistono da tempo
frantumata è l'ombra
l'amata oscurità è limpida e vorace
(accendi la luce)
prima esiste nell'assenza di parole
dopo nelle troppe
parole.
Credo di dover scusare il mio ego
troppo vasto
perché dall'impasto buono
non esce il miglior pane
se non conosci il forno
ma torna che l'imbroglio è finito
torna che è finito
un giorno qualsiasi
prima dell'alba.
venerdì 15 novembre 2013
Un MONDO AnOrMAle
Verde
assordante nelle mie disfunzioni
una ragione viziata , semplice in fondo
dolore senza ragioni,odio di fondo.
Un viaggio tra le fessure delle canne a soffitto
come di un amore asfissiate
dalla calce di queste vallate.
Mai come opera prima
mai più senza un sorriso
tra le ragioni del vuoto
un centro commerciale e la pietà delle lattine
che mi portano verso te .
Oro
non corro più da anni ,
le ragioni del ciclista in autostrada.
Grazie per avermi amato abbastanza
per aver sopportato le mie sbronze
da uomo semplice ,una seconda vita
un uomo solo con il suo viaggio
nessun ordine nella sua casa
solo ragni a catturare
nella rabbia della quotidianità.
Così dolce di rabbia
così vuoto di amore,pieno di colore nei suoi bordi.
Ho atteso per cadere nella piazza
non volevo che vedesse il mio essere buio
ai piedi di mia madre
io sono un sole.
Il letto in autunno.
Ho paura ,sono venuto qui
conoscendo l'oggi,come se ci fosse da ridere
schiva il mio cuore ,il cane del mio vicino
il tabacco nel giardino del serpente pubblico
un santo sudamericano
mutilato dal potere delle acque
aumenta l' ira calcarea delle grotte.
Lascio in quiete la sordità degli assetati
la paura dei miei nipoti
(anche se hanno il sole in mano)
la solidarietà del cielo del Supramonte
una lacrima sottile nel letto del bosco
polvere sottile di una stupida storia.
Pietà, fiore ,bosco, il resto.
assordante nelle mie disfunzioni
una ragione viziata , semplice in fondo
dolore senza ragioni,odio di fondo.
Un viaggio tra le fessure delle canne a soffitto
come di un amore asfissiate
dalla calce di queste vallate.
Mai come opera prima
mai più senza un sorriso
tra le ragioni del vuoto
un centro commerciale e la pietà delle lattine
che mi portano verso te .
Oro
non corro più da anni ,
le ragioni del ciclista in autostrada.
Grazie per avermi amato abbastanza
per aver sopportato le mie sbronze
da uomo semplice ,una seconda vita
un uomo solo con il suo viaggio
nessun ordine nella sua casa
solo ragni a catturare
nella rabbia della quotidianità.
Così dolce di rabbia
così vuoto di amore,pieno di colore nei suoi bordi.
Ho atteso per cadere nella piazza
non volevo che vedesse il mio essere buio
ai piedi di mia madre
io sono un sole.
Il letto in autunno.
Ho paura ,sono venuto qui
conoscendo l'oggi,come se ci fosse da ridere
schiva il mio cuore ,il cane del mio vicino
il tabacco nel giardino del serpente pubblico
un santo sudamericano
mutilato dal potere delle acque
aumenta l' ira calcarea delle grotte.
Lascio in quiete la sordità degli assetati
la paura dei miei nipoti
(anche se hanno il sole in mano)
la solidarietà del cielo del Supramonte
una lacrima sottile nel letto del bosco
polvere sottile di una stupida storia.
Pietà, fiore ,bosco, il resto.
giovedì 14 novembre 2013
Non c'è tempo
Paura e amore, gioia azione e riflessione
piègati e raccogli, il sentiero è dolce
forza e lavoro, piegàti sempre
sogni e illusioni..
Domani, futuro e certezze
rassegnazione, piègati ancora sorella
sangue nella rassegnazione.
Quello che loro cercano di fare
piegarti come un foglio di carta
quello che loro fanno
bruciarti come un foglio di carta
quello che è, quello che esiste
realtà vissute.
Coesistenza forzata, individui
medicina dell'anima dimenticata
neuroschiavitù, consapevolezza
assimilazione dello stato di degrado.
Condizione umana, personale
familiare, frangenti
che si infrangono con violenza.
Il freddo seppur non intenso,
porterà consiglio, nelle difficoltà
nel gioco eterno delle semplicità
momento storico, cambiamenti radicali
subiti come vittime
come vittime complici, stracci monouso
che peccato.
Che peccato non avere sufficiente coraggio.
martedì 5 novembre 2013
giovedì 31 ottobre 2013
Finisterra
Guscio, pelle cuoio, ora è il tramonto
mentre maria è coperta, strascinamenti di vento
è tramontana
che conserva la polpa sotto vuoto.
E non si sa chi gira
se noi strani
o voi italiani.
E se la dama di osso si abbassa
e oggi è domenica
tutta una civiltà si espone
a testa bassa in cassetta
senza un perché che non sia dolce
o un disegno che non sia
eccessivamente brutto.
Appiattiti nelle banchine del porto
cigli effimeri
patelle bianche e verde mare
leggermente olezzanti di nafta
mentre io ti guardo e sorrido.
Questa è la fine, l'ultimo sguardo se ne va
alla finestra, stiamo tutti lì
pure josephine
l'amore di una volta.
Mi devi scusare
oramai il tempo è andato
si son persi i fiocchi e i ciuffi
correndoti dietro
e sognandoti son diventati bianchi.
lunedì 21 ottobre 2013
Non parlare
delle due parti
se il mondo si dividesse in due
ed avesse bisogno di me
se avesse bisogno di te
e che dire ancora,
non vado via
e nell'assurdo previsto,
io vado via.
e ripetilo
con forza
io non servo un cazzo
non servo proprio ad un cazzo,
una più grande ti te
stai bene attento
ti rincorre
merda, merda
ti ha raggiunto
merda, merda
ti ha preso
adesso sei parte di lei.
martedì 8 ottobre 2013
Gaia
E se potessi
despota, tu
e se potessi, fino a quando schernisci
che chiudi gli occhi, privo di cattiveria
quella domenica mattina
alzarmi su, eroina
racconti, storie senza fine
e strade bucate.
E se volessi
tiranno, tu
e se volessi, fino a quando piangi
che chiudi gli occhi e ti mostri un altro
quel sabato mattina
tirarmi su, eroina
favole, bugie senza fine
e sempre strade bucate.
E se te ne andassi
tu, merda
e se te ne andassi, quanti sorrisi
che chiudi, dietro di te la porta
ogni giorno festa di dolci
ritrovarmi, eroina singola
niente più metafore
e mani bucate.
E se io, oggi che è lunedì
metto all'aria pene e panni al vento
e non provo emozioni
ne ombra, ne fiato
eroina, di quelle forti
solo il presente, l'azione
buco il cielo con lo sguardo.
E se poi, ancora trema la terra
e girano le gambe
mercoledì ero ebbra di natura
per svegliarla, l'eroina
senza che mi graffino
con le mani sporche.
Sono io ed il lavabo
smalto di un rumore, mi sento
lavandomi via
viso e anima calpestati
piedi, spiedi e cannella.
martedì 1 ottobre 2013
lunedì 30 settembre 2013
Cornicione o salto
Nel fine corsa la fune era tesa
tra un lato e l'altro
a risolvere uno strato di scarpe e bambini
e contare la graniglia
un marchio del corpo.
E tu, per quella linea di calce
schiavi dentro recinti
che scalpiti per partire
in un ora ventimila punti
forme che coincidono
una sciarpa abbinata per bellezza
nell'esasperazione di saperlo.
Si continua a far finta di niente
i caratteri hanno altro da raccontare
una trappola da scoperchiare
due salti più in là
lame per una notte
dove tutto ha un termine
ucciderli tutti insieme
pure l'ansimare affannato
un gesto, un arco
un guizzo di sangue.
Canapa grezza intrecciata
un problema in meno
senza un domani preciso
una lotta lampo per assumere
un problema in meno eliminandoli tutti
sterco per sudici cerchi
quel soffio di responsabilità necessaria
finiscono i ghigni
per siringhe, per stringere un cappio.
Era quel giorno preciso
che puzzava di terra promessa
e gli accordi, raccolti in busta
saltarono
denti stretti
dopo un pugno chiuso scagliato
con terza ed elastici
portando nel cuore rancore oltre la linea
il confine, forza del numero.
Nella pelle di piazza, l'uomo
nelle sue vene di capacità
cancelleremo tutti i confini
trovando solidarietà nell'altro
per un tempo, bellezza
ancora lottare, l'evoluzione
uno su uno.
martedì 24 settembre 2013
Settembre
Adesso penso
a quello che sono
dimentico il
tempo che scorre,
le nuvole
che hanno fatto ombra ,
l’uomo
che ripudia
ha deciso
che deve
urtare ed
odiare il suo tempo.
Potrebbe
succedere
il legno si
leviga ,
invecchia la
sua anima
basta decidere
la sua fine,
ma il fuoco
annerisce le cravatte di tutti
o si
intimorisce davanti al potere delle rondini
o si suicida
per non aver amato i falchi.
Il bancomat
della tristezza
o
l’ipermercato delle delusioni
meno sapore
di quello che pensavamo,
le nostre intelligenze mediocri
meritavano
l’acerbo non l’ipocrisia.
Solco il
limite della mia povertà
come se
esistesse una pietra
un muro a
secco da abbattere
come se esistesse la miseria ,
o se la
miseria fosse un ospite
presente nei nostri pasti .
Davanti a una
fisarmonica
un albero privo
di anima ,
il suonatore
annebbiato
beve molte
birre calde;
neanche una
pecora staziona
si uccidono le
bugie come le fabbriche
figlie delle
parole , le promesse volano.
Parola ,rettili sui muri.
Lingua ,ragni che attendono.
Verità,mosche pronte a volare .
Occhi che
possono reggere altri eventi,
settembre che non accellera il mio battito.
Sarà,un pensiero speciale
in un mese silenzioso.
Speriamo che il mosto sia rosso
nel suo profondo .
Semafori.
Al buio per
un secolo
fino a
quando la cultura giornalistica
ci ricorderà
solo per un attimo
come giocattoli senza batterie
uccisi da
proiettili di gomma
vivi ad
annusare il profumo della stessa gonna.
Senza fine .
Ricordati che
sono sempre io,
polvere
grigia ma purea di idee
Forse aceto puro,
solo sale
che attacca i microbi,
invalido
pittorico
colore di
prodotto chimico
fotografia
sfuocata delle miniere
dolore
quadrato senza angoli
accecato senza luce di speranza
rimarrò ad
ascoltare il mio silenzio ,
il rumore
della mia musica
complice nel raccogliere il suo spirito.
Strade
Che bel sorriso
che hai ,
una strada
all’alba
io ti guardo
con la
stessa debolezza
poi ti osservo
nel sempre ,
come se
avessimo venti anni di meno
forse cerco
l’eterno ancora una volta.
mercoledì 11 settembre 2013
martedì 10 settembre 2013
calco
Calco
E se fossero gli altri a contare, chi muore e chi vive
il sale libero risale al suolo, non conta la pioggia
mentre mia figlia piange stirando lame di cipolle.
Nell'altra stanza, affoga nel cuscino
nelle sue lacrime, tristi, amare, vere, false
nelle mie lacrime ancora più tristi
amare per sempre, non riesco a consolarla.
Suona ancora la vecchia sveglia che va a vitamine
suona ancora ma tu sei sempre in ritardo
in ritardo per sempre, è tutto normale sognando ricordi
ogni mattina compri sempre il giornale.
Prendi l'ascensore interno, quello grande
esci al terzo piano, superi la tenda di plastica, veramente spessa
entri nella libreria, ti avvicini vestito di bianco
anche lì trovi una connazionale curiosa
che ti chiede ogni giorno perché
perché compri ogni giorno il giornale.
E se fossero gli altri a contare chi vive e chi muore
mentre mia figlia cresce come rami di sambuco
sottili e leggeri.
Nell'altra stanza salta come una matta sul letto
nella sua euforia, come lattice di euforbia
nella mia pazzia di piazza controllata.
Devo trovare un modo che sia un mondo comprensibile
per farmi capire
come se fossero gli altri a spiegarlo
e spingo con forza e tensione la mia mano sul muro
confine del mio mondo
di un appartamento in affitto.
venerdì 6 settembre 2013
lunedì 2 settembre 2013
Calcare
Io, scarto del dieci
settimana senza latte.
Abbondanza
delle lastre nelle sfumature di grigio
fino a quelle scure dalla pioggia.
Ho mangiato abbastanza
lascio gli avanzi per gli altri.
Rincorrendo lepri nell'altopiano coperto di arbusti
che profumavano
pelle di bestia e piscio.
Scendi ancora più giù
nel vortice di pietra a cercare l'acqua.
L'armonia delle vespe nella mia mano
quando non ne avevo paura.
Sdraiati nei pochi spazi di terra
che la roccia viva e appuntita regalava
negli anfratti, concavi, doni del vento.
Settimana senza latte, odori forti
impregnanti.
Ero solo Io
che lì vedevo il sole verde
e non lo dicevo a nessuno.
Risalendo la dolina
ammirando i tassi singoli e orfani di bosco.
Scendi ancora più giù a prendere l'acqua
e stai attento che non sia ferma.
La terra su una mano, per radunare le formiche
e renderle contente.
mercoledì 21 agosto 2013
La fattura
Se mi tagliassi la testa ,
vedresti la mia anima cadere,
come un giallo ricordo piacevole
come uno stupido viaggio
la mia materia naviga inpaurita.
Meraviglia inbalsamata sulla spiaggia,
come un tonno venduto all'asta
nel mercato di Cagliari.
Ma l'amore è una cosa meno violenta ,
è lui che rallenta le mie certezze,
un compleanno a luglio sempre più lontano ,
nessuna tenerezza,nessun dono
solo qualche incertezza sul colore dei pavimenti.
Il pescatore di tonni non ci pensa
in un attimo,taglia la testa ...
il peso delle sue cicatrici
il colore della sua carne ,
la sua debolezza.
Metti la barca in mare
regala ogni tuo sonno alle onde.
Cercano un pescatore più aggrazziato
il pescatore di uomini .
Sto viaggiando da Ancona A Roma
ho tanti progetti più che difetti.
Per fortuna il biglietto è pagato.
Anche il colore è pagato
mancano solo le mura
per potersi chiamare casa
manca solo l'acqua
per potersi chiamare mare.
martedì 20 agosto 2013
mercoledì 14 agosto 2013
Nel villaggio di Montecristi
Il piccolo Re, quasi nudo, si nutre di vergogna e babà
da giovane, attore fascista
si esaltava con l'alkermes
e oggi da un temperato terrazzo balbetta :
- Meglio un bavero sudato, di un finto cappello panama
non fatto in Equador
tutto è possibile, tutto si può fare
bastante non cambi niente -
E via insieme in coro di giubilo, oche drogate dall'acqua rafferma
dopo un cocktail di sputi e fonti di fogna privatizzate
un goccio di vermut alla sabauda
per l'umido compagno del soviet spaccanapoli.
E l'ansia che ci percorre nella vigilia di ferragosto
tra il sublime silenzio di chi non può permettersi una vacanza
e i pochi problemi connessi.
E mentre si ride e si sorride in solitudine
in case e appartamenti quasi ventilati
fortuna della improvvisa pioggia ristoratrice
c'è chi muore marcio di sangue a terra.
Il migliorista profumato di naftalina e tarme sopravvissute
continua a balbettare, disteso su uno sdraio d'annata
ritirato nella costa labiale del lazio :
- Nessun delinquente mi ha reso partecipe di una richiesta formale
ma se nel caso fosse, tutto può succedere
l'importante è, che non cambi niente -
E via di nuovo tutti insieme a festeggiare
sorseggiando merda e gin, nel fresco del bosco diplomatico
la realpolitik ha un suo modo preciso di essere
conversando euforici del più e del meno
nello scampato pericolo.
Non c'è peggiore scarto di un processo
di un presunto ex fascista
fallito attore di teatro, d'improvviso porta bandiera rossa
tra le paste e i confetti e le mani in pasta oltre manica
traghettatore per vari decenni di illusioni per gli sciocchi
e certezze per i fedali cordiali e amici
conniventi e rei.
domenica 11 agosto 2013
Il vecchio
dei cammelli
E se non bastasse correre, inciampare
nella patetica illusione di fuggire
l'ignoto, un verso.
Ti avevo detto
il tramonto sarà confine
chi mi scaglia contro, spera che crepi
tra i cespugli giù in fondo.
Mano, contare nodi su una fune
da sessanta a sessanta
e quel ridicolo cancello
che serve solo a dividerci dagli altri.
Sono morto quel giorno
mentre rotolavo tra la strada, la ghiaia
e le lame contorte
che mi hanno tatuato la fronte.
Il mare si vede ma non si sente
sono morto
e da allora vivo solo nella mia mente.
L'importante è fare i turni per lavarsi
come in un sogno infinito
dove la pioggia di pietre
ha creato colline e montagne
per me invalicabili.
La ritirata non c'è, si libera fuori
ed è meglio andare uno alla volta
rendendomi simile a un albero
restituendomi uomo
l'insieme è difficoltoso
per un vegetale senza radici.
Metteremo dei paletti
forse anche colorati, magari una rete
delle transenne in bronzo fissate a terra.
Solo le mani e i rami per aggrapparsi
travolte dalle allergie
e adesso dormo tranquillo.
Cosa può cadere, succedere
ho un cesto in testa
legato stretto con lo spago sotto il mento
spero che ci stia tutto.
sabato 3 agosto 2013
Costola del fango
Parlare, merda, sale al mare
umido alla terra
soffro, cantando
di abnorme senso di gravità
e non so dove sono.
Eppure sapevo che portavi una croce
tatuata nella parte nascosta del polso
prima ancora che alzassi la manica
a parlare.
Ma sono una mente vuota nella possibilità
di cibo.
Dove siamo, dove chi ci conosce
e ci accompagna
ci ha sempre dato qualcosa
siamo così lontano da sentirci.
Non so parlare, merda
violando sempre che fosse giorno.
Copto per un altro giorno
l'insoddisfazione è una malattia con cui
convivere
e prova a dire qualcosa
anche se...
Eri un colore, sei un colore diverso
solo un po più tendente a quella guancia
che si tira indietro.
Anche se avevi
piccoli peli di lana di cuore
di carciofo messi da parte
attaccati al sudore.
Chiudi a chiave la parte
le mie giornate puzzano
ogni qual volta che incontro uno scontro
un odore evidente
una folla
mi espongo con il mio labbro più fine
quello che
per un tempo dalla mia parte.
E quale sarebbe il crimine
con cui portare corona e carro
denti insalivati mostrano
bocche slabbrate
fosse solo una coincidenza.
aprila la finestra.
Conservandoli
lontano dal vento distributore
mentre sogno che non ricordo
di sognare
l'ansia che mi accompagna
non mi lascia un soldo di tempo
mentre sempre ci aspettiamo di diventare
moderni.
E comunque ero un colore
adesso non so...
E giusto perché le pause di vita non fraintendano
parlo per me
segnato a cinque anni, braccio destro
nero inchiostro.
sabato 27 luglio 2013
Petrolio
Se prendo l'ostia muoio
adesso draghi e cuscini
e scendo dal letto
corde di cartone e echi stonati al mattino
se arrivo a Ostia avvolto da bucce d'arancia
mi salvo sotto un ombrellone
e voto rivoli di rivoluzione solo per me.
Con cannucce di carta conquisterò il mondo
cercando spazio tra le mie pupille
un quadrato libero dove piazzarmi
tra i tanti teli per il mare colorati
per squagliarmi sotto il sole.
Tra il fango e le anguille
trombe di fanfara tifano per me
riuscirò a respirare anche sott'acqua
in questa lingua tra la terra e il cielo
dove qualcuno tenta di soffocarmi.
Solo ferito dai calci in faccia
e perciò sopravvivo a ciò che si scioglie
in bocca
tra la sabbia e l'anguria e tra i denti i semi
la mia vita è avida
la mia fine è lurida.
mercoledì 24 luglio 2013
venerdì 19 luglio 2013
11 Luglio
Meglio tardi che mai
vedo liquido coprendomi dal sole
congettura dei tempi
in mano un pezzo di cartone
cercando soluzioni nella continuità
geografia sentimentale
per salvare la repubblica
divinità dei gesti
non c'è dubbio.
Lenti esaltano la mancanza d'azione
necessità delle soluzioni
tara genetica
follia del momento
puoi leggere tutti i libri che vuoi
compromesso
se poi non mangi avido la strada.
Ferma la verità
rimani lì dove sei seduto
tic tipico
popolo per terra
sabbie mobili all'occorrenza
nell'angolino colorato che hai trovato.
Talmente mobile da tappare
per nascondere
le bocche non propense
nell'allarmismo metodologico
continuazione dello status quo
che ci comprime in noi.
Che dire
vittime coscienti della pigrizia accecante
che fare
in assenza di uno scopo
iniziare a correre
forse no.
Trasformarsi in un pezzo di legno
pisciare fuori dal secchio
aspettando la pioggia.
mercoledì 17 luglio 2013
martedì 16 luglio 2013
Lasco
E mi fermo a guardare
mentre il cuore
duro e stanco tace.
Oggi è un altro giorno
una realtà oggettiva in più si aggiunge
nel lungo elenco che mi accompagna.
Ruoto e mi volgo
neanche più di scatto
mi giro lentamente
mi piace sempre guardare
ma lo faccio con distensione.
I miei occhi invadono la vita degli altri
e tutto è lasco
tranne la mia stretta di vita.
domenica 7 luglio 2013
Nel territorio libero di Trieste
L'Europa unita dal conio
spellandoci per i doveri domestici
nel mare di isole persone, sono solo seccati
nella festa popolare, cimici e maggiori libertà
nell'invidia religiosa, nella crisi l'umiliazione
lacerano il cuore delle origini
nella nuova concezione del mondo.
E si parla solo di liberare le merci
seppelliamo il passato
non del sogno dell'uomo, nello sviluppo del pianto
non delle sue emancipazioni, suggelliamo le ferite
non del sangue versato tra le mani
che con orgoglio ci salutano armate.
Nella strada, via delle rose caucasiche
che rischia di impazzire, i timori
tra i ritmi talmente lontani, i tumori
dal suonare all'orecchio sordo
dei nazionalismi ridicoli.
Europa, luna di Giove, vinta dai soldi e dalle paure
che mostra sempre la stessa faccia
nel fiume omofobo che suda sulle sponde
tra stelle filanti e trombette e disastri
nascondendo l'odio religioso
presi dal freddo, bruciando gli alberi d'inverno
trafiggono il cuore delle intenzioni.
Ci salveranno i banchi, i monti e le casse
lumi di garanzia
comprando per pochi spiccioli madreperle luccicanti
gli ultimi aliti di libertà
svenduti al mercato liberato dalle bombe.
Il porto di un grande impero, tra i nuovi consoli
il porta valori, accettato per forza
nella fredda contrapposizione di idee
che muoiono.
Quello che l'uomo sente
quello che l'uomo non sente.
Eurovisione.
domenica 30 giugno 2013
Sol tanto io
E quindi che senso ha
io mi chiedo
scendere dalla montagna al mare
che senso ha continuare
scavando una fossa nell'acqua.
Dove andiamo
dove
mettendomi in strada
nell'instabilità dell'essere
raccogliendo questa farsa
schiavi del vivere
di questo stentare.
Che senso ha
nella simulazione
resistenza del ripetere
seguitare a recitare una parte
istrione mediocre e ridicolo
a cui non si presta fede minimamente.
Che senso ha
nella relatività dei giorni
che ci bagnano addosso
aspettando illusi l'evento fortuito
che muterà nella durata di un soffio
che ci travolgerà.
Che senso ha
frutto sopra frutto
alberi del sonno
io mi chiedo e chiedo a voi
mani che chiudono o aprono varchi
che senso ha
consumarsi e preservarsi.
Che senso ha
l'acqua che bevo
che sputo sulle mani
caldo che ha imprigionato il corpo
e io vi chiedo
che senso ha sudare senza sogni.
Convinzioni nascoste nell'intimità
che senso ha.
domenica 16 giugno 2013
JOY DIVISION
Questo doveva accadere
dopo tanta strada
sorrisi lacerati
per tutto quello che abbiamo speso
senza diventare vecchi
questo doveva accadere nei nostri cuori
perchè correre ci ha reso audaci
ma sensibili
ma cosa può essere un luogo
se non un obbligo o lavoro
obbligo o lavoro.
Gli oggetti cadono lentamente
lacrime sugli occhi sulle guance
mai più vicini
perfettamente distanti
ogni giorno con noi stessi.
Questo è quello che volevamo essere e
non è l'idea
ma dove siamo stati?
quante occasioni abbiamo perso
quante volte abbiamo guardato specchi
senza provare pietà e vergogna
ancora una
una mano e poi nulla
ciminiere piantate come spilli sulla
terra
vorrei essere vicino e trovare la
giusta distanza
ma questi colori cosi diversi mi
annientano
e non so come potrei dare di più
cercando ogni giorno una qualsiasi
perfezione
ma niente ha i bordi che immagino
neanche il mare
quindi so che questo sono
e se facessi di più
non sarei io.
Sentimento ed esperienza.
Sensibilità e durezza.
Assieme
imparare parole nuove e cambiare muro
avere fiducia nell'altro
stare soli
perchè brucia tutto è tutto quasi
bruciato
e le nostre decisioni sono un lume
funebre
fiamma flebile
perchè allora piangiamo di nascosto
cosa ci rende così veri
e per chi recitiamo.
mercoledì 12 giugno 2013
Si accende
Più tardi, molto tardi
penne, pulci, il volo continua
si suicidano le briciole dall'alto
segue la tovaglia che ti copriva
mentre mangiavi
non pieghi il collo, ossobuco di rotella
da molto tempo esisteva
il tetto che ti cade in testa per troppo amore
per aiutare la terra che si muove
carica di ciliegie e fiori in bicchiere
ciuffi di capelli che non ci sono più
avvolti con mollica di pane
il pane deve continuare a crescere
dentro, e fuori di te
il suo breve soggiorno, un sogno ti bastò
coltiva semi di nespola, appoggiati
su uno sgabello tinto di cianuro e stelle
piume, ragni, amici che tengono
tendono per te un lenzuolo
sapremo ciò che pensi
prima che tocchi terra
non ti fermare crosta, letto di anni acidi
che nessuno mangia
giovedì 30 maggio 2013
Lucerano
Erano visi unti e alati vissuti sulle zampe
dove lo zucchero, la frutta dal cielo
non era abbastanza
tanto spazio per crescere
e non rimaneva che provare ancora
tanto per crederci.
In mezzo ai possenti del ferro
stava la buca per salvarsi
una branda, due libri, un ricordo.
L'arto arrugginito tagliato permetteva l'ingresso
scale di legno per nascondersi
per poter reggere, sfogliando leggere le pagine
luce dall'alto.
E quando imparerai a memoria a scartare le carte
quando imparerai sarà il tempo giusto per lasciarsi
e conservare il ricordo
facendo fatica tra un piolo e l'altro
facendo fatica per non dimenticare.
Solo, a osservare i pensieri degli altri
tralasciando i tuoi
che ti erano venuti a noia.
Fino a che le ginocchia del tuo amato d'io
terranno terra
potrai continuare a vivere.
Erano luce.
giovedì 16 maggio 2013
E non si butta
via niente
buttato come forfora, via oltre gli ami cresciuti in mare
scendo le scale giusto per vederti, qualcuno che mi ama troverò
qualcuno non è d'accordo,qualcuno versa acqua
ed io pronto con la maschera che ho trovato
vorrei,vorrei, come una scorza, estremità
pelle che si perde, polline, zavorra sottile
ecco la casa che vorrei, come una vita passata
di legno e fughe e notti insonni
sempre acqua in gocce di ferro leggero
e magari mi piacerebbe ancora ballare, ballare con te
mischiando tutto
vorrei, vorrei, ma non posso essere come paglia che mi risponde
e chiaro di luna che mi risplende, non so
odio i meccanismi e odio me stesso, come battito
le notti che non finiscono sono la mia esistenza
vorrei, vorrei, uno scarto, zoccolo duro
un insetto che porta la vita
come polvere che arriva dalle stelle
essere sicuri di essere dei figli
figli di un mondo che gira
gira, gira e ritorna sempre a terra
e si, come accettare, il giorno schifoso che viene a prendere
l'anima gentile che mi aspetta non ne sarà orgogliosa
vedendo oltre il rosa del mio essere incantatore
facendo finta di essere morti
mentre ancora lo spirito vive
aspettando d'incontrarsi, chissà dove
per strada, per casa, magari per i tetti
o anche volando, tra un terrazzo e l'altro
così da essere più libero, forma o ragione
istinto o occasione
salgo le scale a forza, anche se non ne ho voglia
devo pur vivere, tutto ciò è triste
ma non importa, fa parte della vita misera che ho scelto
o no
da non perdere occasione, di avere più lapidi che finestre
dove poggiare finti idoli come fondi di boccale
vorrei, vorrei, come un osso vorrei
un seme, una pellicola che mi avvolge
vorrei ma non posso e si che non posso
come qualcosa da buttar via, nell'illusione
attrezzo la mia soffitta per fare in modo che tutto abbia un senso
e non si butta via niente
lunedì 13 maggio 2013
domenica 5 maggio 2013
La festa... anche no...
e si che chiudo archi ponti e rimorsi chiudo gli occhi col carbone
con ciò che mi piove in testa e ciò che rimane lavami lava tira via
per tutto quello che mi riguarda non vedo più ragioni o braccia che si tendono
le bucce che raccoglierò tenendole da parte una per una congegno di ingegno
e tristezza negli astucci tutte le matite consumate e spuntate
una per una vite mozze
sputati fuori i sogni ed i progetti non rimaneva altro che sabbia
sabbia arena gratuita da distribuire agli amici
tu sei pronto tu sei pronto
tu non sei pronto tu non sei pronto
non osare annusare non osare tanta sabbia per te
e pietre addosso
e si che chiudo chiudo pure i vetri per pulirli eppure non mi appartengono
chiudo gli occhi col cartone e colla di pesce con ciò che mi cade in testa
e non me ne frega niente della carta bruciata dal sole dalle zucche
nel possesso dell'incoscienza essere
le tracce che lasciavo tenendole da parte nell'illusione impegno
e divisione candida
candida aveva ragione tu fuori e io ventre dentro nei sacchi le unghie
mangiate rosicchiate con attenzione
vomitati i bisogni e i buoni pastori tra le ansie che restavano oltre la terra
non restava altro
terra terra cara cara da comprare come vendersi un arto
un braccio da condividere con gli amici
tu sei morto forse tu non sei morto
tu non sei morto forse tu sei morto
svegliati allora terra addosso svegliati
tanta terra e sopra pietre a mucchi
sasso sasso livido faccia tumefatta
e si che chiude chiudo la bocca una finestra in più
un orgoglio di lente d'occhiale me la tappo con la carta e stracci
giornali vecchi e resti di lenzuola ancora
ancora resine di rancore abbracciando l'ultimo albero
pubblicità e diga per rifiuti o solo ricordo
la chiudo per sempre per non parlare di marmi e mari più caldi
per non perderla bocca avida di tagli e si che la chiudo
ermetica avendola una bocca
mercoledì 1 maggio 2013
La scarpa
30 aprile
sto per festeggiare il 1 maggio,
mi rubano le scarpe
non riesci ad arrabbiarti
se le scarpe che ti hanno rubato
sono quelle da lavoro.
Poi ci penso,
devo festeggiare...
Forse servono
a sfamare un altra famiglia
a dare dignità ad un altro uomo.
Hanno rubato la collina
era li fino alla sera prima
che serva a far lavorare l'edilizia..
Poi ci penso
nuove strade
asfalto uguale a meno terra
meno agricoltori meno pastori
più signori da nutrire
sempre meno Italiani
con il nulla che ci portiamo dentro
negli anni del vuoto incolmabile.
Mitu è un metalmeccanico
parla con l'accento napoletano
pelle scura ,buon umore
famiglia fantastica ,
figlia dei sacrifici e delle offese negli anni .
Ad ogni uomo la sua religione
a tutti un lavoro
capace di renderci
uomini quasi liberi.
sto per festeggiare il 1 maggio,
mi rubano le scarpe
non riesci ad arrabbiarti
se le scarpe che ti hanno rubato
sono quelle da lavoro.
Poi ci penso,
devo festeggiare...
Forse servono
a sfamare un altra famiglia
a dare dignità ad un altro uomo.
Hanno rubato la collina
era li fino alla sera prima
che serva a far lavorare l'edilizia..
Poi ci penso
nuove strade
asfalto uguale a meno terra
meno agricoltori meno pastori
più signori da nutrire
sempre meno Italiani
con il nulla che ci portiamo dentro
negli anni del vuoto incolmabile.
Mitu è un metalmeccanico
parla con l'accento napoletano
pelle scura ,buon umore
famiglia fantastica ,
figlia dei sacrifici e delle offese negli anni .
Ad ogni uomo la sua religione
a tutti un lavoro
capace di renderci
uomini quasi liberi.
domenica 28 aprile 2013
Gocce
come sarebbe bello ballare tra le braccia che si tirano
sporgendosi per raccogliere un frutto dall'albero
e fottersene
declinando ogni responsabilità nel blu
nella densità della pasta di colore che esce
camminando senza pensieri sotto la pioggia
forse si forse no
e forse ancora andare avanti senza meta
convinto di avere muscoli nelle gambe
etere dietilico
come sarebbe meglio ballare
e fottersene sotto la pioggia
sarebbe bello fottersene e ballare
nello stesso momento mentre piove
lasciandosi umanamente bagnare
vestiti e poi corpo e poi mente
e godere leggeri della pioggia
Cosa hai oggi
niente di che forse sono solo stufo
il cielo un'altra volta è grigio
denso di cenere e cattivi pensieri
che ci cadono addosso come pietre sminuzzate
ed io in ogni caso devo vivere
sarebbe bello vivere
rifugiati sotto enormi cappelli parapioggia
a proteggerci da tutto
salati e spensierati saltati dalle gocce
come gambi di fungo e muffe necessarie
prendendo i raggi in faccia
qualcosa di amichevole
oltre la mano delicata del mio appiglio
che canta e parla baciato dall'incoscienza
di un cielo che in fin dei conti
non ci appartiene
sarebbe bello solo ballare
passeggiando per il parco vuoto
di una vita così presa per come è realmente
di un verde così intenso
da rendermi contento per un momento
come sarebbe bello vivere liberi
nudi un torsolo rosicchiato come un osso
liberi anche di amare la pioggia
e non esserne costretti
continuiamo a cantare tanto siamo soli
in senso più luminosi di altri
anche lungo il corso
mano che tiene la mano ci costringe l'acqua vicini
sotto lo stesso ombrello
nessuno ha fretta e nessuno arriva
tutti assaporano il momento
che ci rende liberi
liberi appunto per un attimo
poi alla fine della strada dove si incontra la città
sempre con un sorriso si torna indietro
indietro verso casa
non tutto ha un senso
e non tutto ha una ragione
ma vivo costretto nell'onestà che devo
e penso che molte cose, molte cose
non abbiano un futuro
e non so come spiegarlo
domenica 21 aprile 2013
Consiglio Musicale
( from the album Pink Moon - by Nick Drake )
Which Will
Which will you go for
Which will you love
which will you choose from
From the stars above
Which will you answer
Which will you call
Which will you take for
Four your one and all
And tell me now
Which will you love the best
Which do you dance for
Wihch you make you shine
Which will you choose now
If you won't choose mine
Which will you hope for
Which can it be
Which will you take now
If you won't take me
And tell now
Which will you love the best
martedì 9 aprile 2013
E' un posto pieno di verde
un giardino magnifico soleggiato in
inverno
e mite d'estate ombroso per fare
l'amore
quando finisce il giorno
o quando comincia.
Di questo luogo
non si può raccontare molto
i cani abbaiano impazziti attaccati
alla rete
quando qualcuno si avvicina
a chiedere
io non ho visto
ma so
che il veleno è miele in paragone
perché il principe teme per la propria
terra
e della terra protegge i propri limiti.
Il bruco striscia goffo
il serpente fugge lesto
l'edera s'aggrappa al nulla
il respiro è testa
resta.
20
Appena un passo contiene il vuoto
lo scivolare lento di membra verso non
sarà più
e parole sicure come cristallo hanno
tempo
per frantumarsi sotto il peso dei
gioghi nuovi
prima dello sguardo uguale a dopo
ancora
profondo finale incessante riso
accennato
squama di dolore sollevata da un dito
curioso.
Appena un passo e poi il vuoto
sporgersi troppo come allungare le mani
abisso incombe sopra e sotto nero
ma non vedo le gambe e i piedi dove
vanno
il blu del cielo mi ubriaca seriamente
e tu non mi credi.
lunedì 8 aprile 2013
domenica 7 aprile 2013
Strabuccia
Allegri, allegri
l'uomo che vive con due tazze in più
nel mezzo dell'agro a raccogliere le cipolle
da sfogliare fino al cuore.
Da sbucciare in silenzio
tra una pagina e l'altra
tra una parola e l'altra
sempre per due tazze in più.
Allegri, allegri
ora c'è l'incontro, ora ci capiamo
ieri non riuscivamo a capirci.
Per due mattoni messi male
la casa è crollata
come soffio di mano pesante
la casa è crollata
ed il tetto intero, testimone a terra
pare una tenda per bella presenza.
Allegri, allegri
siamo un coro di voci
appunto, una polifonia.
Chi sale e chi scende di tono
da ragione al suo verbo
ma siamo sempre e solo un coro di voci
che riempiono una stanza
dandogli vita e colore
e la ragione e l'orgoglio
una volta messi da parte
non hanno alcun senso.
Sul tavolo, nel centro del tavolo
c'è solo una cipolla.
Ciò che è vero
io sono un detersivo e tu sei un lampione
è vero quello che si pensa
sia vero
io sono uno sbiancante e tu sei una lampadina
o è vero quello che ci si aspetta
io sono cenere e aceto e tu sei luce
e che poi d'incanto diventa vero
o è vero il suo contrario
varechina tra le stelle
o una sfumatura del suo contrario
succo di limone tra le comete.
Quante sono le verità sul tavolo
quante sono le mani che sbucciano la cipolla.
Anche io, ogni tanto leggo tra le righe
ma trovo solo spazi bianchi.
Allegri, allegri
che il mondo gira
e gira solo da uno parte
anzi, mi sbaglio
gira pure intorno al sole.
Nei due volti della vita
uno sorride
e l'altro, guarda quello che sorride.
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