Adesso penso
a quello che sono
dimentico il
tempo che scorre,
le nuvole
che hanno fatto ombra ,
l’uomo
che ripudia
ha deciso
che deve
urtare ed
odiare il suo tempo.
Potrebbe
succedere
il legno si
leviga ,
invecchia la
sua anima
basta decidere
la sua fine,
ma il fuoco
annerisce le cravatte di tutti
o si
intimorisce davanti al potere delle rondini
o si suicida
per non aver amato i falchi.
Il bancomat
della tristezza
o
l’ipermercato delle delusioni
meno sapore
di quello che pensavamo,
le nostre intelligenze mediocri
meritavano
l’acerbo non l’ipocrisia.
Solco il
limite della mia povertà
come se
esistesse una pietra
un muro a
secco da abbattere
come se esistesse la miseria ,
o se la
miseria fosse un ospite
presente nei nostri pasti .
Davanti a una
fisarmonica
un albero privo
di anima ,
il suonatore
annebbiato
beve molte
birre calde;
neanche una
pecora staziona
si uccidono le
bugie come le fabbriche
figlie delle
parole , le promesse volano.
Parola ,rettili sui muri.
Lingua ,ragni che attendono.
Verità,mosche pronte a volare .
Occhi che
possono reggere altri eventi,
settembre che non accellera il mio battito.
Sarà,un pensiero speciale
in un mese silenzioso.
Speriamo che il mosto sia rosso
nel suo profondo .
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