domenica 7 luglio 2013



Nel territorio libero di Trieste


L'Europa unita dal conio
spellandoci per i doveri domestici

nel mare di isole persone, sono solo seccati
nella festa popolare, cimici e maggiori libertà
nell'invidia religiosa, nella crisi l'umiliazione
lacerano il cuore delle origini
nella nuova concezione del mondo.


E si parla solo di liberare le merci
seppelliamo il passato

non del sogno dell'uomo, nello sviluppo del pianto
non delle sue emancipazioni, suggelliamo le ferite
non del sangue versato tra le mani
che con orgoglio ci salutano armate.


Nella strada, via delle rose caucasiche
che rischia di impazzire, i timori
tra i ritmi talmente lontani, i tumori
dal suonare all'orecchio sordo
dei nazionalismi ridicoli.


Europa, luna di Giove, vinta dai soldi e dalle paure
che mostra sempre la stessa faccia

nel fiume omofobo che suda sulle sponde
tra stelle filanti e trombette e disastri
nascondendo l'odio religioso
presi dal freddo, bruciando gli alberi d'inverno
trafiggono il cuore delle intenzioni.


Ci salveranno i banchi, i monti e le casse
lumi di garanzia
comprando per pochi spiccioli madreperle luccicanti
gli ultimi aliti di libertà
svenduti al mercato liberato dalle bombe.


Il porto di un grande impero, tra i nuovi consoli
il porta valori, accettato per forza
nella fredda contrapposizione di idee
che muoiono.


Quello che l'uomo sente
quello che l'uomo non sente.

Eurovisione.





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