domenica 7 aprile 2013


  Strabuccia


   Allegri, allegri

l'uomo che vive con due tazze in più
nel mezzo dell'agro a raccogliere le cipolle
da sfogliare fino al cuore.

Da sbucciare in silenzio
tra una pagina e l'altra
tra una parola e l'altra
sempre per due tazze in più.


   Allegri, allegri

ora c'è l'incontro, ora ci capiamo
ieri non riuscivamo a capirci.

Per due mattoni messi male
la casa è crollata
come soffio di mano pesante
la casa è crollata
ed il tetto intero, testimone a terra
pare una tenda per bella presenza.


   Allegri, allegri

siamo un coro di voci
appunto, una polifonia.

Chi sale e chi scende di tono
da ragione al suo verbo
ma siamo sempre e solo un coro di voci
che riempiono una stanza
dandogli vita e colore
e la ragione e l'orgoglio
una volta messi da parte
non hanno alcun senso.

Sul tavolo, nel centro del tavolo
c'è solo una cipolla.


Ciò che è vero

   io sono un detersivo e tu sei un lampione

è vero quello che si pensa

sia vero

   io sono uno sbiancante e tu sei una lampadina

o è vero quello che ci si aspetta

   io sono cenere e aceto e tu sei luce

e che poi d'incanto diventa vero

o è vero il suo contrario

   varechina tra le stelle

o una sfumatura del suo contrario

   succo di limone tra le comete.


Quante sono le verità sul tavolo
quante sono le mani che sbucciano la cipolla.

Anche io, ogni tanto leggo tra le righe
ma trovo solo spazi bianchi.


   Allegri, allegri

che il mondo gira
e gira solo da uno parte
anzi, mi sbaglio
gira pure intorno al sole.

Nei due volti della vita
uno sorride
e l'altro, guarda quello che sorride.





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