Zei
I nostri occhi non ardono più come ieri
di rimpatrio su queste terre dove siamo stati felici
la luce sembra diversa.
Lungo la strada non trovo nessuno
qualche ombra lontana, sedie abbandonate
le gambe tremano come per crollare.
Un bambino viene avanti, cammina avvolto di spine
ai lati un bagliore di pelle bianca
un giovane morto
lo abbraccio.
Un poeta, corruttore dell'anima, emarginato nella sua isola
con i suoi idoli di pietra, insano di mente, quasi animale.
Strade sterrate di adulatori
che non potevano fare a meno di ascoltarlo
alzavano al cielo le sue rime
scolpivano nella memoria ogni parola.
Esaltando lo spirito di un popolo, tra i suoi nemici mortali
che lo odiavano
pensavano fosse un venduto, un falso
un devoto alla superbia
un imitatore, privo di qualsiasi originalità.
Una malattia...
Un traditore
a cui spedire lettere minacciose, colme di insulti e calunnie.
Va via dal silenzio salutando
con uno sguardo profondo come un uomo
un uomo qualsiasi.