
lunedì 14 febbraio 2011
Quelcheera
Fumi in penombra e ritmi
pelle che rimbomba dentro lo stomaco
mentre la raccolta, nei sorrisi cariati
tra i vapori che salgono al tramonto
le spezie coprono la puzza
la luna si abbassa senza odore
l'ocra sull'orlo.
Mordendo rami di sambuco
nella frutta sdraiata
dentro la terra lenzuola improvvisate
baffi di contorno, non fidandosi del prossimo
mani che si alzano per far cascare il tè
cuscini, teste di agnello e mosche.
Fulmini in lontananza sopra le nevi
deriva negli strati più vicini e sale
sui gradini fino al terrazzo bianco.
Datteri di fiume tra i vasi oltre la porta
sotto il sole, piegati e prostrati pregano
camminando in fila distanti
anime in fuga osservano barbe che implorano.
Sognando a occhi aperti
oltre le piccole tende, la porta bassa socchiusa
nascondendomi per guardare muli con ruote di trattore
chi si piega dietro il richiamo
graffi nella pancia di vomiti inopportuni
diversi, magari sconci, chitarre scordate sulle gobbe
dalla torre il megafono amplifica le parole.
Uova sode alle fermate dell'autobus
sotto bolle la carne, terrecotte
serpenti senza denti, arance
auto che volano tra il giallo delle pietre
giullari attirano curiosi
cantastorie bruni e coperti
ma non mi bastano stracci senza gambe
occhi nascosti nel dormire fissando soffitti rosa.