
venerdì 4 febbraio 2011
Tono familiare e pugni
C'è chi raccoglie pietre di fiume aspettando che passi la piena
mentre si alzano polverosi e ogni testa è un uomo
quelli che si affiancano e si muovono come nuvole
Chi colleziona sogni e ricordi d'infanzia
immobile nel buio agghiacciante
e la voce del desiderio, senza più gemiti
Chi si nasconde dentro costumi di cartone
osservando tele di ragno al lavoro
forse l'anno nuovo porterà venti di speranza
Bagni di vapore e poi case, case, case e ancora case
case piene di specchi e conta tempo in ogni stanza
per non perdere successione, l'ignoranza fà paura
C'è chi marcisce nel benessere degli altri
spiandoli da lontano
nuvole di teste si portano in piazza
come stormi, moltitudini in volo verso il caldo
Chi invecchia nell'invidia, tanto non cambierà niente
Chi conserva se stesso sotto sale evitando la calca
troppo carnosi per reagire, esiste
chi si tuffa nella ressa scansando se stesso
amandosi eccessivamente
nella particolare, propria solitudine intellettuale
C'è chi legge i fondi del caffè e chi ne vede il futuro
isterismi personali, gridati, nascosti
dentro le mura di casa, fortificazioni
C'è chi si volta dall'altra parte scontrandosi
solo, contro lo schermo piatto
di un televisore che inesorabilmente non lo ascolta