Ennesimo viaggio
Sono io un coglione
dei due che palpeggio
mi domando a volte ;
sono sempre io,
il tuo poeta preferito
quel quasi poeta
dell’esilio mai definito.
Sono sempre il tuo miglior amico .
I miei piedi puzzano tanto ,
mi odia anche la puttana
che pago ogni tanto .
Un bicchiere di vino rosso
forse meglio una damigiana ;
balla la ballata dell ‘esilio
o sta ferma a specchiarsi
aspettando la sommossa .
Balla lo scheletro
consapevole di rompersi le ossa.
Della stanchezza
sui miei reni preda della confusione
suona la perversa consapevolezza;
cantano solo i papaveri
perché sono alti ,almeno loro alti .
Evviva la ballata
perché non va a Sanremo
e dall’esilio liberi
o liberi da ogni esilio
più vecchi ,più brutti
più vicini a tutti
più lontani da tutto.
Se il talento diventerà cornice
i narratori saranno piombo
per vetro dipinto ,
naftalina per conservare un sogno ,
una piccola ubriacatura
nella realtà povera
che attende la sua medaglia all’illusione .
Ballo
davanti ad una provocazione
alla dolcezza,
davanti ad una birra grande ;
sono
sorpreso dalle fotografie
dipinte sulla tovaglia della trattoria
ci scriverò su due cazzate.
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