
domenica 26 gennaio 2014
Gennaio
Tu che mi tiri, tu che mi tiri
E se fosse come dicevi tra i nidi di vespe cercando punte
quando tuffandoti dall'alto raschiando petto tentavi di trovare tagli
nel panico del volo che esprimeva quello che cercavi
non vedevi il velo dell'acqua come vetro da infrangere
la terra in fondo per riesumare un sogno affogato
toccando i piedi nel fango del ricordo
quando lo alzi ritorna
il ricordo il sogno lo stagno
Tu che mi spingi, tu che mi spingi
e allora quando
di peso nell'acqua di fiume melmosa
e allora quando
schiuma di pelle liscia il carico non era dolore delle circostanze
ed era pulito il viso del comico che si lanciava
a raccogliere frutti dell'ingenuità
non avendo ragione del salto prendendosi il suo tempo
afferrando il tuo tempo
tornavi a galla verso il chiarore
Tu che mi tieni, io sono cieco
tu che tieni la mia cecità
la realtà non è
non è
non è
non è un immagine da edulcorare per l'assenza di zucchero
è mangime
il vissuto cancellato che non ricordiamo
che a volte ritorna
come vomito in testa
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