
lunedì 30 settembre 2013
Cornicione o salto
Nel fine corsa la fune era tesa
tra un lato e l'altro
a risolvere uno strato di scarpe e bambini
e contare la graniglia
un marchio del corpo.
E tu, per quella linea di calce
schiavi dentro recinti
che scalpiti per partire
in un ora ventimila punti
forme che coincidono
una sciarpa abbinata per bellezza
nell'esasperazione di saperlo.
Si continua a far finta di niente
i caratteri hanno altro da raccontare
una trappola da scoperchiare
due salti più in là
lame per una notte
dove tutto ha un termine
ucciderli tutti insieme
pure l'ansimare affannato
un gesto, un arco
un guizzo di sangue.
Canapa grezza intrecciata
un problema in meno
senza un domani preciso
una lotta lampo per assumere
un problema in meno eliminandoli tutti
sterco per sudici cerchi
quel soffio di responsabilità necessaria
finiscono i ghigni
per siringhe, per stringere un cappio.
Era quel giorno preciso
che puzzava di terra promessa
e gli accordi, raccolti in busta
saltarono
denti stretti
dopo un pugno chiuso scagliato
con terza ed elastici
portando nel cuore rancore oltre la linea
il confine, forza del numero.
Nella pelle di piazza, l'uomo
nelle sue vene di capacità
cancelleremo tutti i confini
trovando solidarietà nell'altro
per un tempo, bellezza
ancora lottare, l'evoluzione
uno su uno.
martedì 24 settembre 2013
Settembre
Adesso penso
a quello che sono
dimentico il
tempo che scorre,
le nuvole
che hanno fatto ombra ,
l’uomo
che ripudia
ha deciso
che deve
urtare ed
odiare il suo tempo.
Potrebbe
succedere
il legno si
leviga ,
invecchia la
sua anima
basta decidere
la sua fine,
ma il fuoco
annerisce le cravatte di tutti
o si
intimorisce davanti al potere delle rondini
o si suicida
per non aver amato i falchi.
Il bancomat
della tristezza
o
l’ipermercato delle delusioni
meno sapore
di quello che pensavamo,
le nostre intelligenze mediocri
meritavano
l’acerbo non l’ipocrisia.
Solco il
limite della mia povertà
come se
esistesse una pietra
un muro a
secco da abbattere
come se esistesse la miseria ,
o se la
miseria fosse un ospite
presente nei nostri pasti .
Davanti a una
fisarmonica
un albero privo
di anima ,
il suonatore
annebbiato
beve molte
birre calde;
neanche una
pecora staziona
si uccidono le
bugie come le fabbriche
figlie delle
parole , le promesse volano.
Parola ,rettili sui muri.
Lingua ,ragni che attendono.
Verità,mosche pronte a volare .
Occhi che
possono reggere altri eventi,
settembre che non accellera il mio battito.
Sarà,un pensiero speciale
in un mese silenzioso.
Speriamo che il mosto sia rosso
nel suo profondo .
Semafori.
Al buio per
un secolo
fino a
quando la cultura giornalistica
ci ricorderà
solo per un attimo
come giocattoli senza batterie
uccisi da
proiettili di gomma
vivi ad
annusare il profumo della stessa gonna.
Senza fine .
Ricordati che
sono sempre io,
polvere
grigia ma purea di idee
Forse aceto puro,
solo sale
che attacca i microbi,
invalido
pittorico
colore di
prodotto chimico
fotografia
sfuocata delle miniere
dolore
quadrato senza angoli
accecato senza luce di speranza
rimarrò ad
ascoltare il mio silenzio ,
il rumore
della mia musica
complice nel raccogliere il suo spirito.
Strade
Che bel sorriso
che hai ,
una strada
all’alba
io ti guardo
con la
stessa debolezza
poi ti osservo
nel sempre ,
come se
avessimo venti anni di meno
forse cerco
l’eterno ancora una volta.
mercoledì 11 settembre 2013
martedì 10 settembre 2013
calco
Calco
E se fossero gli altri a contare, chi muore e chi vive
il sale libero risale al suolo, non conta la pioggia
mentre mia figlia piange stirando lame di cipolle.
Nell'altra stanza, affoga nel cuscino
nelle sue lacrime, tristi, amare, vere, false
nelle mie lacrime ancora più tristi
amare per sempre, non riesco a consolarla.
Suona ancora la vecchia sveglia che va a vitamine
suona ancora ma tu sei sempre in ritardo
in ritardo per sempre, è tutto normale sognando ricordi
ogni mattina compri sempre il giornale.
Prendi l'ascensore interno, quello grande
esci al terzo piano, superi la tenda di plastica, veramente spessa
entri nella libreria, ti avvicini vestito di bianco
anche lì trovi una connazionale curiosa
che ti chiede ogni giorno perché
perché compri ogni giorno il giornale.
E se fossero gli altri a contare chi vive e chi muore
mentre mia figlia cresce come rami di sambuco
sottili e leggeri.
Nell'altra stanza salta come una matta sul letto
nella sua euforia, come lattice di euforbia
nella mia pazzia di piazza controllata.
Devo trovare un modo che sia un mondo comprensibile
per farmi capire
come se fossero gli altri a spiegarlo
e spingo con forza e tensione la mia mano sul muro
confine del mio mondo
di un appartamento in affitto.
venerdì 6 settembre 2013
lunedì 2 settembre 2013
Calcare
Io, scarto del dieci
settimana senza latte.
Abbondanza
delle lastre nelle sfumature di grigio
fino a quelle scure dalla pioggia.
Ho mangiato abbastanza
lascio gli avanzi per gli altri.
Rincorrendo lepri nell'altopiano coperto di arbusti
che profumavano
pelle di bestia e piscio.
Scendi ancora più giù
nel vortice di pietra a cercare l'acqua.
L'armonia delle vespe nella mia mano
quando non ne avevo paura.
Sdraiati nei pochi spazi di terra
che la roccia viva e appuntita regalava
negli anfratti, concavi, doni del vento.
Settimana senza latte, odori forti
impregnanti.
Ero solo Io
che lì vedevo il sole verde
e non lo dicevo a nessuno.
Risalendo la dolina
ammirando i tassi singoli e orfani di bosco.
Scendi ancora più giù a prendere l'acqua
e stai attento che non sia ferma.
La terra su una mano, per radunare le formiche
e renderle contente.
Iscriviti a:
Post (Atom)