
mercoledì 13 marzo 2013
Quanta resina resta
Quando vedo il cielo cosa vedo
non vedo te
e cosa dovrei raccontarti
così chiuso come coda mozzata
l'equilibrio perso dove finisce il senso.
Ascoltami
gemma di fiume che non porta da nessuna parte
pietra levigata dal dubbio, il valore
con i ricci che invecchiano ci imbottirò un cuscino
sul viso che non fu mai giovane
tra i veli di pelo e i vestiti solo buttati addosso.
Pazienza
il tempo è andato, premio per le scuse
non si sta più sul balcone tutto attorno
con la casa in mezzo come gioco di scatole.
Ascoltami
cane che non morde cane senza coda
che assaggia col muso cane senza coscienza
che stringe tra i denti cane senza bocca
che nel grugno chiuso prova cane senza vergogna.
Non si sta più lì
ad aspettare la notte per incontrarsi, aspettando Fortis
che gridasse le sue ingiurie con volume.
Il tempo è talmente andato
che il cane furibondo ha trovato la sua coda
nell'angolo della casa dell'infinito balcone
cercando di mordersela si è perso.
Nelle rive del fiume, tra le sabbie depositate
e diverse
ho trovato un piccolo dono del tempo
non sembrava un ricordo
ma puzzava più di te dopo la pioggia.
Lo tengo stretto nella mano in tasca
tra i peli in più omaggio sgradito
e rimasugli di unghie su vestitini leggeri.
Ascoltami
ora che le isole sono due e il destino si è rotto
come piccoli pezzi di pane sulla tovaglia
ascoltami, cane morde cane
quanto ci resta, quanto ci resta.
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