
mercoledì 20 marzo 2013
Il capello in bocca.
Prima era solo una mela
poi una macedonia
ora è la pianta della frutta,
il macero della polpa .
Masse di corpi inutili che gridano
io non ho visto,io non ero laureato,
diplomato,nato ieri
durante l'assedio delle televisioni
io ero libero.
Io ho amato ,lei non lo so.
Io mortifico l'ombra che mi accetta
uccido la vergogna nel vomito.
Perchè la fame
non accetta consigli ,
aspetta l'anziano che zoppica,
uccide i giovani all'uscita di scuola .
Prima era l'uomo
era la sua carne ad essere dolce,
ora è la bestia
il suo numero
legato ad un orecchio
un timbro legato alla sua provenienza.
E' ora di morire adesso...
o solo di obbedire nella ricostruzione
di qualcosa che non era costruito
di tutto ciò che se avrà un fine
non sarà di renderci uomini liberi .
Ne uguali,ne simili.
Io e Carlo lavoravamo assieme
dispotici peggio dei finanzieri siciliani
al confine della mittel Europa,
oscuri come le fobie
schiavi inconsapevoli di un finto privilegio,
eravamo tutto quello che era possibile essere .
Sorridiamo sempre meno,
quando ci vediamo
se ci vediamo :
cosi' che va il mondo nuovo,
commento sul commento che avanza ,
birra dopo birra
manco fossimo antichi egiziani.
Lo sterco di un sistema che non concima le fragole
la luce mai accesa ,
il risparmio della vita sfumato in una regola
appendice della felicità riflessa nel deposito dell'acqua.
Un premio alla medaglia allo sforzo
è lo scorreggio reale di chi ci ha convinto
di essereun popolo
di essere tutti uguali
che non esistono le classi sociali
ma solo differenti canali.
Ne uguali ne normali,
nel nome di un Amerigo che ha i suoi problemi
tra le mura di una patria ancora da fare.
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