
sabato 26 gennaio 2013
Artigli per la memoria
Saul gettò via lo straccio con rabbia
maledicendolo con lo sguardo e urlandogli contro
attirando lo sguardo e l'attenzione dei passanti.
Lo straccio finì in un angolo
sporco, umido, bagnato, nascosto.
L'angolo degli scarti
carne morta, teste di pesce andato
zoccoli, lische, resti di ossa
carta di giornale
talmente usata d'aver perso i titoli.
Uno sputo e via con forza strofinare
un altro sputo e un'altra passata
fino a far brillare come specchio la pelle.
Nidi tra le canne fitte
tra i rami spezzati e la paglia
tra il fango e la melma
tra il verde e la terra
lunghe e sottili affondano
esistenze salmastre.
Saul gettò via un altro straccio
sempre con più rabbia
maledicendo anche questo con urla
parole, frasi incomprensibili
spaventando i passanti
e i curiosi che si erano appena avvicinati.
Trampolieri ornavano il lago interno come steli
tra il grigio e il marrone
folaghe sole a pelo d'acqua.
Anche questo straccio era finito
nello stesso angolo
lercio, puzzolente, pisciato
cani, gatti e topi ci rovistavano il muso
sognando mele alla cannella
e miele non amaro.
Saul continuava a gridare
la sua lingua volava alta
più alta delle finestre degli ultimi piani
più alta dei terrazzi
più alta dei tetti e delle tegole.
Saul gridava al cielo
al sole, alle nuvole, alla pioggia
ancora distante, lontana
ferma sul mare.
Falchi di palude disegnavano cerchi nell'aria
sognando ali color porpora e becchi argentati.
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