
giovedì 31 maggio 2012
mercoledì 30 maggio 2012
Questo cielo che cade
Vola, vola l'anima che vola
non stava neanche più dentro
non ci stavano più né sdraiati né in piedi
Squilla al mattino tra lamette di legno
che vibrano e la lingua
nel tiepido bollore della terra
e cervello fresco.
Chiudi per un attimo la porta
nelle tenebre dell'occhio.
Continuano le code animali
c'è chi vuole solo guardare
chi istintivamente respinge le mosche.
Chiudi per un attimo la porta
un arco di pietra che ci leghi.
Ma è tutto sulla schiena
questo odore è questa tensione.
Ora sediamoci a terra
a contarci i capelli.
Frulla l'uomo come cagliando
non c'è sveglia che possa avvertire
una terra felice.
domenica 27 maggio 2012
lunedì 21 maggio 2012
VerdeRame
Mani arruginite .
Suonano le campane di rame ossidate,
la rabbia ci rende fragili
ubriachi e contorti.
Mani colme di vernice
sporcate dai lamenti di incosapevoli martiri,
noi arbusti
noi straziati dal vento .
Mani legate
per difendersi dal calpestio dei passanti ,
vendiamo alla terra le nostre urine
alla giustizia i nostri simili.
Mani cancellate
da un cuore che non suona piu',
vivere di povertà tra i vuoti,
vivere di stanchezza .
Mani ustionate
dal desiderio di tempo ,
un fratello del sole si commuove
mandandomi a morire sulla sabbia.
Il paese senza pietà
La pietra che verde e liscia
ogni due lame
una gola, mal pelo, uno sbaglio.
Il retrogusto amaro di un vicolo
troppo stretto
per alzare polvere.
Quattro salti al di la della luce
il calzolaio pescatore
che ha perso il figlio in una vasca
nel ventre del paese che lo umiliava.
Troppo stretto per dare vita e dignità
a uno che digerisce più di sei.
Il figlio affogava solo
il suo cuore di povero si fermava
mentre gli altri poveri alla nascita
commentavano.
Ci fermarono in classe per piangere
e pregare
uno sfortunato morto.
Il messaggio era rassegna
a noi non sarebbe toccato.
Tutto tranne l'immenso dolore
costipato in un piano terra
nel lucido di una scarpa
in una suola, un cuoio
nel sogno di qualcun altro.
lunedì 14 maggio 2012
MATRIMONIO
Niente e tutto o altrove qui adesso ma
un po distante
il tanto d'aria che sfuma
i colori forti e le impressioni
abbaglianti squarci d'immagine nel tempo rivolo lacrimante
memoria sulla pelle in realtà più
vicina alla testa alla solitudine ridente vanitosa vanità.
Appena la ferita sarà guarita non sarò
più lo stesso e già sono.
Sorridi tu piccola mia e libra il
pianto più in alto
distruggi quello che è stato creato
per noi.
Forse nessuno ha visto niente perché
il silenzio è fatto di forma ineluttabile
come privarsi di giudizio e scegliere
una porta per volta a gusto puro.
Non è così.
I limiti hanno contorni opachi per
questo non esistono scuse .
Sorretti e sostenuti tenuti in piedi
quando non resta altro che essere meno disperati
e sentirsi male da non poter descrivere
con parole perché il nero è irraggiungibile
ma esiste.
Sorgono come tramontano e si fermano a
parlare quelli che non vedono i gingilli che abbiamo perso
nessuno è libero dai propri sogni ma
ad esitare si è capaci quando ad infilare la mano nel buio
siamo noi.
Tane rifugi ad immagine e somiglianza
stanze come specchi ruvidi
luoghi di memoria presente
il profumo di un abbraccio
non è l'odore di uno stronzo.
Credo che le credenze siano mobili su
cui appoggiare bicchieri
d'altronde se osservo più a fondo me
bramo te.
venerdì 11 maggio 2012
In culo un cuore di stoffa
Il fornaio
il postino
il muratore
c'è chi rivendica
c'è chi lo prevedeva
chi lo auspicava
e chi se ne lava le mani.
Eppure il messaggio arriva da lontano
porta profumo di fiori lontani
porta semi rivoluzionari
in una terra grassa solo a parole.
Siamo tutti perdenti
l'insegnante
l'apprendista
e il contadino mago
che dal nulla crea nuova vita.
C'è chi grida
c'è chi protesta
c'è chi se l'aspettava
e chi si rimbocca le maniche
semplicemente le rimette in bocca.
mercoledì 9 maggio 2012
Si apre a rilento
Tra un paese e l'altro
e quattro case sparse
il maestro di montagna
si accompagna di verde brullo
e gelo.
Dove un albero dove una porta
dove il fuoco che riscalda una stanza
il mattino brilla di luce.
Velluto
Vestiti i piedi di calze colorate
e parrucca per rendere solenne
con un balzo sul centro
il tavolato fissato male sobbalza
un chiodo appena cede
il comico conciato da tragico
inciampa
nel volo ride conservando il suo ruolo.
Tutto rigido sdraiato a terra
negli occhi stupiti delle prime file
con un colpo di mento e di palpebre
si riprende eretto.
Altra meraviglia
il tragicomico ha virtù atletiche.
Oscena
Il sole mi tempesta
com'è caldo il sole
verso le nuvole di questo giorno allegro.
Fiuta il cane la pista
sulla terra bagnata e profonda
delle prime piogge.
Il naso sfiora le pietre
gli alberi
i pantaloni da campagna
lunghi fino al tacco.
Il sole spoglia le foglie di tabacco
che ridono girandosi per un saluto
per questo giorno partito bene.
Si irrigidisce tra il muso e la coda
punta lui che almeno è sicuro
gli occhi scuri e liquidi
mi dicono dove andare.
Eccone uno
un uomo del futuro
rannicchiato dietro un cespuglio
miro dritto al cuore.
giovedì 3 maggio 2012
Il singhiozzo
Contenendo un singulto
guarì la sposa sovrappeso
nel bianco torrido.
Partirono in 30 da Pluminos
e ne seguirono altri
tutti bardati di velluto grasso.
Le siepi ingiallite dal piscio
piume di recinto
nel tiepido delle tortore
coro di giro collo
fungevano da confine.
Imbastimmo il tempo di porte
e pazienza
ma il padrone del sole e della notte
buttò il soldo
roteante destino beffardo.
Fu festa, fu croce, fu chiesa
fu cappio così stretto
da far spettacolo.
La sposa svenne
negli spruzzi sanguigni di bava
e applausi
per l'imbonitore al megafono.
Partirono in 30 da Pluminos
ma in 29 videro il tramonto.
Il mancante fa ora da umido
all'ombra dei funghi.
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