mercoledì 23 aprile 2014



       A  volte


Code, lunghissime code di nani da giardino
eppure mi guardo
e ne vivremo ancora, tra fantasie
chiaramente delle finzioni
e brutte e bruttissime se non atroci
tra i corpi soffici
esperienze personali, tra un abbraccio e l'altro
tra cui l'anale vivido e sabbioso
di una divisa usata
di un triste e tristissimo incontro di lavoro.

Eppure sognavo pesche sciroppate
sapendo di amare un altro
zucchero e miele tra le mie labbra inzuppate
buongiorno
di un uomo qualunque, un po' salmastro
di un dolce uomo qualunque dopo un caffè.

Fu così che imbracciai una zappa e un martello
per grazia naturale e brama d'amore
puntellando lamiere di contorno
nella soluzione di volersi bene
zolle di terra per appello
svegliandosi all'improvviso come orfani
a qualsiasi colpo davo un nome.

Un nome una ragione
e ripetersi ogni giorno che tutto è naturale
e per ciascun scintillio di lama una versione
una traduzione della merda che non se ne va.

Ricordandomi quando ero pallido e triste
riempendo di peli la borsa
sotto la festa del patrono, prete mafioso
proprietario
come fendere un bel coltello nel formaggio
e olio di canfora per ribellarsi
tra le mani e  i capelli.






mercoledì 16 aprile 2014

Sul Tram o a piedi.


Io non sono il re di un aprile rumoroso
ma un figlio di una primavera incerta e piovosa,
uno zoppo con il mal di schiena
un cinghiale scampato alla domenica di caccia.

Ancora un’ altro giovedi ,una domenica
una zampa mozzata su per la collina.

Mi affanno come tanti
 a recuperare i giorni  sbagliati
 correggo le lacrime
 stimolando lo spirito con il vino
nutrendo di musica le mie anime .

Vigliacche ,pacifiste , postpunk .

Nebbia nella pioggia che si accumula
con gli anni ,nelle righe, nelle fogne;
gli avidi di cuore e le allieve della prima media
le maestre e i cuori itineranti 
luci della memoria offuscata.

Mi sorridono le bocciature
 le nuove fioriture mi osservano .

Avere pianto seduto sul tram
a piedi su un filo di vita
per anni senza nessuno specchio
sul lavandino,osservarmi da lontano.

Avere attraversato gli oceani
 urinato da un aereo sulla Siberia meridionale
non da al mio corpo un diritto alla certezza,
 un valido scoglio a paure normali.


Domani  mi voglio svegliare presto.

martedì 15 aprile 2014




A me un sostegno serve per andare avanti leggero basta un filo che congiunga i crucci di cui vado fiero e le fiere che divorano tutt'attorno .

E' così sottile la sostanza che sfugge dalle giornate e nelle parole non trova riscontro talvolta si concentra sopra un legno putrido gonfio d'acqua prendendo forma di rabbia davvero troppo grande per essere vera e così puzzolente da impregnarci.

I giochi sono finiti e la persecuzione di un fine ultimo è l'ombra di noi stessi talmente lunga da riempire un mondo vuoto ma questo è per iniziare tra i milioni di ombre solo un perdurare di luce netta .

Cosa ci resterebbe se non avessimo da imparare una tenerezza che mai ci è stata insegnata.

Forse potremmo continuare ad uccidere gatti giocare a carte fino all'alba o riempire botti di vino per svuotarle sbattendo la faccia ogni mattina su scogli troppo lisci coperti di ricci e guardare il viso perplesso di mogli che sanno quello che faremo perché per tenersi uniti a qualcosa rinunciamo ma non per questo diventiamo più scemi.

La felicità è una bugia ma anche la tristezza .

Incredibili creature prendono forma dagli smottamenti dell'anima e dalle parole scaturiscono esseri informi capaci di divorare quelle sicurezze che ci hanno reso i nostri genitori come pegno di pigrizia e accidia.

Immemore a me sembra solo la cecità dei miei occhi e se fossi davvero stato chiuso in un baccello come un cece non avrei mai pisciato sulla ghiaia bianca .

Rimbocchiamoci le maniche e le coperte il tempo del giorno è martoriato da troppe presenze o troppe solitudini e noi siamo ridotti a nutrirci di notte.


domenica 6 aprile 2014



    Skola Atentatora


Osservavo, aspettando il principe
implacabile come un insetto
la graniglia
variopinta del muro del mio terrazzo

la linea sottile del ronzio
la guardavo, punto per punto
si ronza e si ronza

il principe
approfittando della mia fissazione
il suono fine e velato del battere d'ali
è passato con carrozza e cavalli
ci rincorre fino alle casse del timpano
scalpitanti e caganti

un punto nel muro in cui per sbaglio
è colmo il mio palmo di chicchi
hanno incastonato una piccola scheggia nera
per sempre il principe
la mano si tende a offrire
approfittando della distrazione
quanto amore per due uccelli del male augurio

è passato veloce con tutta la scorta
il grano che  li aspetta sulla mano
il mio dito distratto
indicando la pecora nera sul muro
non è scattato sul grilletto
incantato dal colore

non è scattato affatto
dritto, dritto, sul piccolo insignificante
pezzo, punto, scheggia, graniglia diversa
attirava l'attenzione

il colpo in canna, pronto, pronto
è rimasto lì
confinato nell'anima dell'arma gentile.


                                        Dimitri


     


                       Aucassin and Nicolette








venerdì 4 aprile 2014



                                                     Sunday        August   5, 1928