domenica 28 aprile 2013


Gocce


come sarebbe bello ballare tra le braccia che si tirano
sporgendosi per raccogliere un frutto dall'albero
e fottersene
declinando ogni responsabilità nel blu
nella densità della pasta di colore che esce
camminando senza pensieri sotto la pioggia

forse si  forse no
e forse ancora  andare avanti senza meta
convinto di avere muscoli nelle gambe
etere dietilico

come sarebbe meglio ballare
e fottersene sotto la pioggia

sarebbe bello fottersene e ballare
nello stesso momento mentre piove
lasciandosi umanamente bagnare
vestiti e poi corpo e poi mente
e godere  leggeri  della pioggia


Cosa hai oggi

niente di che    forse sono solo stufo

il cielo un'altra volta è grigio
denso di cenere e cattivi pensieri
che ci cadono addosso come pietre sminuzzate
ed io in ogni caso devo vivere

sarebbe bello vivere
rifugiati sotto enormi cappelli  parapioggia
a proteggerci da tutto
salati e spensierati  saltati dalle gocce
come gambi di fungo e muffe necessarie

prendendo i raggi in faccia
qualcosa di amichevole
oltre la mano delicata del mio appiglio
che canta e parla baciato dall'incoscienza
di un cielo  che in fin dei conti
non ci appartiene

sarebbe bello solo ballare
passeggiando per il parco vuoto
di una vita così  presa per come è realmente
di un verde così intenso
da rendermi contento per un momento

come sarebbe bello vivere liberi
nudi  un torsolo rosicchiato come un osso
liberi anche di amare la pioggia
e non esserne costretti

continuiamo a cantare  tanto siamo soli
in senso più luminosi di altri
anche lungo il corso
mano che tiene la mano  ci costringe l'acqua vicini
sotto lo stesso ombrello

nessuno ha fretta  e nessuno arriva
tutti assaporano il momento
che ci rende liberi
liberi appunto per un attimo

poi alla fine della strada  dove si incontra la città
sempre con un sorriso si torna indietro
indietro verso casa

non tutto ha un senso
e non tutto ha una ragione
ma vivo costretto nell'onestà che devo
e penso che molte cose, molte cose
non abbiano un futuro
e non so come spiegarlo







domenica 21 aprile 2013


   
   Consiglio Musicale


     ( from the album   Pink Moon    -   by   Nick Drake )

       Which Will
   
    Which will you go for
      Which will you love
      which will you choose from
      From the stars above
      Which will you answer
      Which will you call
      Which will you take for
      Four your one and all
      And tell me now
      Which will you love the best


      Which do you dance for
      Wihch you make you shine
      Which will you choose now
      If you won't choose mine
      Which will you hope for
      Which can it be
      Which will you take now
      If you won't take me
      And tell now
      Which will you love the best
   
   
   

martedì 9 aprile 2013



E' un posto pieno di verde
un giardino magnifico soleggiato in inverno
e mite d'estate ombroso per fare l'amore
quando finisce il giorno
o quando comincia.

Di questo luogo
non si può raccontare molto
i cani abbaiano impazziti attaccati alla rete
quando qualcuno si avvicina
a chiedere

io non ho visto
ma so
che il veleno è miele in paragone
perché il principe teme per la propria terra
e della terra protegge i propri limiti.

Il bruco striscia goffo
il serpente fugge lesto
l'edera s'aggrappa al nulla
il respiro è testa

resta.



20



Appena un passo contiene il vuoto
lo scivolare lento di membra verso non sarà più
e parole sicure come cristallo hanno tempo
per frantumarsi sotto il peso dei gioghi nuovi
prima dello sguardo uguale a dopo ancora
profondo finale incessante riso accennato
squama di dolore sollevata da un dito curioso.

Appena un passo e poi il vuoto
sporgersi troppo come allungare le mani
abisso incombe sopra e sotto nero
ma non vedo le gambe e i piedi dove vanno
il blu del cielo mi ubriaca seriamente
e tu non mi credi.


domenica 7 aprile 2013


  Strabuccia


   Allegri, allegri

l'uomo che vive con due tazze in più
nel mezzo dell'agro a raccogliere le cipolle
da sfogliare fino al cuore.

Da sbucciare in silenzio
tra una pagina e l'altra
tra una parola e l'altra
sempre per due tazze in più.


   Allegri, allegri

ora c'è l'incontro, ora ci capiamo
ieri non riuscivamo a capirci.

Per due mattoni messi male
la casa è crollata
come soffio di mano pesante
la casa è crollata
ed il tetto intero, testimone a terra
pare una tenda per bella presenza.


   Allegri, allegri

siamo un coro di voci
appunto, una polifonia.

Chi sale e chi scende di tono
da ragione al suo verbo
ma siamo sempre e solo un coro di voci
che riempiono una stanza
dandogli vita e colore
e la ragione e l'orgoglio
una volta messi da parte
non hanno alcun senso.

Sul tavolo, nel centro del tavolo
c'è solo una cipolla.


Ciò che è vero

   io sono un detersivo e tu sei un lampione

è vero quello che si pensa

sia vero

   io sono uno sbiancante e tu sei una lampadina

o è vero quello che ci si aspetta

   io sono cenere e aceto e tu sei luce

e che poi d'incanto diventa vero

o è vero il suo contrario

   varechina tra le stelle

o una sfumatura del suo contrario

   succo di limone tra le comete.


Quante sono le verità sul tavolo
quante sono le mani che sbucciano la cipolla.

Anche io, ogni tanto leggo tra le righe
ma trovo solo spazi bianchi.


   Allegri, allegri

che il mondo gira
e gira solo da uno parte
anzi, mi sbaglio
gira pure intorno al sole.

Nei due volti della vita
uno sorride
e l'altro, guarda quello che sorride.





venerdì 5 aprile 2013



L'eremo

Eterno ritorno, l'eterno ritorno
come concedere, palla al fuoco
un idea per un altra.

Sempre in cerca dell'unità primordiale
radunando tutte le forze, riordinandole così
a caso
quelle forti e quelle deboli
per raggiungere, allungandosi con uno sforzo
con la punta delle unghie
la crosta del pane raffermo.

Eppure le cose cambiano, seduti insieme
tutti insieme
stretti e vicini su tavoli rettangolari
tutti insieme
su tavoli quadrati, stretti e vicini.

Si condivide il pane, non più raffermo
duro, non più duro
ma fresco e profumato di anime amare.

E come dividerci dalla gravità
dal ferro che ci attira
da ciò che ci tiene saldi a terra
saldi a terra a contare le biglie dentro a un buco
nella terra battuta da impronte
macchiata da impronte.

Terra secca, piovono sputi
ammorbidita dalle stupidità
stretta di sale nel lento evolversi
di un bruco che non sa dove attaccarsi
e si abbraccia, cieco
al primo ramo che la fortuna delle scuse gli regala.

Palla di fuoco, eterno ritorno
nucleo su nucleo che si sforza
tutti insieme a grattare il muro
tra protesi e denti
fortunati e convinti del loro bianco immacolato
mentre gli altri, che non sorridono più
forse sono stufi dell'eterno ritorno.