
martedì 13 marzo 2012
Amici
Amici,
quando arriverò a terra orfano di lavoro
a baciare al salto le sue labbra
e le braccia che vedo lontane
come rami nodosi mossi dal vento
ancor prima di giungere a riva
le voglio spezzare.
Cuori che battono allegri
colori, grida, gabbiani
mura alte più di tre braccia
per ogni sogno che si avvera
un nuovo desiderio nasce
e niente è più dolce delle sue labbra.
E ancora un altro sfuma
quando rientrando a casa
nella bava bianca che si spinge fuori
negli angoli della bocca
il profumo del pane mi assale
prima di scorgere il cortile.
Narici aperte e dita ben dilatate
la cesta sulle spalle che gocciola sale
respiriamo e salutiamo improvvisandoci compiaciuti
così come ci vogliono gli altri
e il mare addosso sulle sue labbra.
Felici e indulgenti ci agitiamo nella corsa
venendoci incontro per un caloroso abbraccio.
Cosa vedo lontano
il legno che mi rende libero e schiavo
dalle sue labbra.
Così ci vuole il mondo
grattando fino all'orlo i dubbi
e tutte le sincerità.
Ed è sempre caldo anche l'inverno
quando il solco nero squarcio della sua bocca
mi stringe a se
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