mordere
ti vedo da lontano raccolto di spighe figlie
a misura di bocca il lavoro di amare
e il fuoco feroce che le vuole fermare
qualcuno che soffia quel odio di vento
nell'attimo in cui si delizia l'odore
di un pane che forse vorremo baciare.
nelle nuvole nere di fumo si spegne il racconto
mi mangio la cenere più triste del giorno
sono pupille di vetro che portiamo in buca
ma non ci basta.
la schiena confondeva il dolore con la sedia
offrendo la colpa al legno duro e piatto
e per ogni risveglio un frutto diverso
da ferire al buio per sentirlo più fresco
nel morso il sapore.
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