giovedì 30 maggio 2013



Lucerano


Erano visi unti e alati vissuti sulle zampe
dove lo zucchero, la frutta dal cielo
non era abbastanza

tanto spazio per crescere
e non rimaneva che provare ancora
tanto per crederci.


In mezzo ai possenti del ferro
stava la buca per salvarsi
una branda, due libri, un ricordo.

L'arto arrugginito tagliato permetteva l'ingresso
scale di legno per nascondersi
per poter reggere, sfogliando leggere le pagine
luce dall'alto.

E quando imparerai a memoria a scartare le carte
quando imparerai sarà il tempo giusto per lasciarsi
e conservare il ricordo
facendo fatica tra un piolo e l'altro
facendo fatica per non dimenticare.


Solo, a osservare i pensieri degli altri
tralasciando i tuoi
che ti erano venuti a noia.


Fino a che le ginocchia del tuo amato d'io
terranno terra
potrai continuare a vivere.

Erano luce.




giovedì 16 maggio 2013



   E non si butta
   via niente

buttato come forfora, via oltre gli ami cresciuti in mare

scendo le scale giusto per vederti, qualcuno che mi ama troverò

qualcuno non è d'accordo,qualcuno versa acqua
ed io pronto con la maschera che ho trovato

vorrei,vorrei,  come una scorza, estremità
pelle che si perde, polline, zavorra sottile

ecco la casa che vorrei, come una vita passata
di legno e fughe e notti insonni

sempre acqua in gocce di ferro leggero
e magari mi piacerebbe ancora ballare, ballare con te
mischiando tutto

vorrei, vorrei, ma non posso essere come paglia che mi risponde
e chiaro di luna che mi risplende, non so

odio i meccanismi e odio me stesso, come battito

le notti che non finiscono sono la mia esistenza

vorrei, vorrei, uno scarto, zoccolo duro
un insetto che porta la vita

come polvere che arriva dalle stelle
essere sicuri di essere dei figli
figli di un mondo che gira
gira, gira e ritorna sempre a terra

e si, come accettare, il giorno schifoso che viene a prendere
l'anima gentile che mi aspetta non ne sarà orgogliosa

vedendo oltre il rosa del mio essere incantatore
facendo finta di essere morti
mentre ancora lo spirito vive

aspettando d'incontrarsi, chissà dove
per strada, per casa, magari per i tetti

o anche volando, tra un terrazzo e l'altro
così da essere più libero, forma o ragione
istinto o occasione

salgo le scale a forza, anche se non ne ho voglia
devo pur vivere, tutto ciò è triste
ma non importa, fa parte della vita misera che ho scelto

o no
da non perdere occasione, di avere più lapidi che finestre
dove poggiare finti idoli come fondi di boccale

vorrei, vorrei, come un osso vorrei
un seme, una pellicola che mi avvolge

vorrei ma non posso e si che non posso
come qualcosa da buttar via, nell'illusione

attrezzo la mia soffitta per fare in modo che tutto abbia un senso
e non si butta via niente




domenica 5 maggio 2013



La festa...   anche no...


e si che chiudo  archi ponti e rimorsi  chiudo gli occhi col carbone
con ciò che mi piove in testa e ciò che rimane  lavami lava  tira via
per tutto quello che mi riguarda  non vedo più ragioni  o braccia che si tendono

le bucce che raccoglierò  tenendole da parte  una per una congegno di ingegno
e tristezza  negli astucci tutte le matite consumate e spuntate
una per una  vite mozze

sputati fuori i sogni ed i progetti non rimaneva altro che sabbia
sabbia  arena gratuita da distribuire agli amici

tu sei pronto  tu sei pronto
tu non sei pronto  tu non sei pronto
non osare annusare  non osare tanta sabbia per te
e pietre addosso

e si che chiudo  chiudo pure i vetri per pulirli  eppure non mi appartengono
chiudo gli occhi col cartone e colla di pesce  con ciò che mi cade in testa
e non me ne frega niente della carta bruciata  dal sole  dalle zucche
nel possesso dell'incoscienza  essere

le tracce che lasciavo  tenendole da parte  nell'illusione impegno
e divisione  candida
candida aveva ragione  tu fuori e io ventre  dentro nei sacchi le unghie
mangiate  rosicchiate con attenzione

vomitati i bisogni e i buoni pastori tra le ansie che restavano oltre la terra
non restava altro
terra  terra cara  cara da comprare  come vendersi un arto
un braccio da condividere con gli amici

tu sei morto  forse tu non sei morto
tu non sei morto  forse  tu sei morto
svegliati allora  terra addosso svegliati
tanta terra e sopra pietre a mucchi
sasso  sasso livido  faccia tumefatta

e si che chiude  chiudo la bocca  una finestra in più
un orgoglio di lente d'occhiale  me la tappo con la carta e stracci
giornali vecchi  e resti di lenzuola  ancora
ancora resine di rancore  abbracciando l'ultimo albero
pubblicità e diga per rifiuti o solo ricordo

la chiudo per sempre per non parlare  di marmi e mari più caldi
per non perderla  bocca avida di tagli  e si che la chiudo
ermetica  avendola una bocca







mercoledì 1 maggio 2013

La scarpa

30 aprile
sto per festeggiare il 1 maggio,
mi rubano le scarpe
non riesci ad arrabbiarti
se le scarpe che ti hanno rubato
sono quelle da lavoro.

Poi ci penso,
devo festeggiare...
Forse servono
a sfamare un altra famiglia
a dare dignità ad un altro uomo.


Hanno rubato la collina
era li fino alla sera prima
che serva a far lavorare l'edilizia..
Poi ci penso
nuove strade
asfalto uguale a meno terra
meno agricoltori meno pastori
più signori da nutrire
sempre meno Italiani
con il nulla che ci portiamo dentro
negli anni del vuoto incolmabile.

Mitu è un  metalmeccanico
parla con l'accento napoletano
pelle scura ,buon umore
famiglia fantastica ,
figlia dei sacrifici e delle offese negli anni .

Ad ogni uomo la sua religione
a tutti un lavoro
capace di renderci
uomini quasi liberi.