Brutto orribile e malfatto, cercando di alzarsi
vedendo insetti e uomini, scarafaggi più malvestiti di me.
Le giornate scorrono, scornandosi tra Torino e l'indifferenza
tra camion parcheggiati, colmi di frutta, coltelli al mattino
tra il blu rancido del rancore, l'amor proprio
la pioggia
la plastica squartata e la fuga, corridoi di palazzi.
Sento l'odore del ferro al mattino, nel balcone
come vivessi al porto
fossi merda schiacciata da qualcuno sulla strada.
Nafta e umido e luci gialle
spiazzi bagnati al primo albore
esseri sfaccettati quasi uomini, quasi persone
non essendo tutti partecipi
felici di portare valigie come pensioni d'asporto.
Brutto è essere vivi in un giorno qualunque
attaccati a terra, sprofondare.
Le giornate scivolano scontrandosi tra Torino e la nebbia
tra parchi illuminati dalla luce gialla di serate notturne
tra il non colore di un cielo anonimo e un sentimento perso
perso nel non cercare, perso nella vigliaccheria.
Sento il calore del fuoco, alla sera, bruciandomi
nel modo in cui la falena, come stronzo senza pace
fossi lampada a olio in scadenza o anima di cera
scialbo o cialda zuccherata
scemo di un villaggio che non esiste, uomo finto uomo
animale senza confine, animale senza cortile
unico giullare di un paese che ride e ride di me.
E chi esaltandosi non è contento
e solo stramorto in un terrazzo
a centinaia di chilometri a sud di Torino
a sud di me stesso, ordinate perse.
Visioni, abbagli di felicità
per me che vi comprendo nelle mie illusioni
nei miei continui sogni a occhi aperti
a occhi chiusi vi sento tutti così, come sento me stesso
sotto l'acqua forzata della doccia.