lunedì 28 marzo 2011






Tu lo vedrai meglio


Oramai hanno intaccato gli angoli
gocciolano sanguinando
le vene delle resine
oro come colla.


Pastoso , trasparente, viscoso
sfuggente, scivoloso
tutto quello che ci si merita
mentre si passeggia sotto un sole forte
a mente aperta.


Ridendo degli altri
senza aspettare che le nuvole coprano il cielo
prima che tu rida
il cielo come un manto di un colore unico pianga.


Aspettando un piccolo ticchettio, un suono
tutto per tagliare anche questa
un'altra vita
un essere da spezzare, così,  a metà
ad un metro da terra.


Nelle luci da dietro, tutto quello che dispiace
mentre osservi in penombra e pensi
che anche le rocce hanno le gambe
e fuggono.



mercoledì 23 marzo 2011







Brutto orribile e malfatto, cercando di alzarsi
vedendo insetti e uomini, scarafaggi più malvestiti di me.
Le giornate scorrono, scornandosi tra Torino e l'indifferenza
tra camion parcheggiati, colmi di frutta, coltelli al mattino
tra il blu rancido del rancore, l'amor proprio
la pioggia
la plastica squartata e la fuga, corridoi di palazzi.
Sento l'odore del ferro al mattino, nel balcone
come vivessi al porto
fossi merda schiacciata da qualcuno sulla strada.
Nafta e umido e luci gialle
spiazzi bagnati al primo albore
esseri sfaccettati quasi uomini, quasi persone
non essendo tutti partecipi
felici di portare valigie come pensioni d'asporto.
Brutto è essere vivi in un giorno qualunque
attaccati a terra,  sprofondare.
Le giornate scivolano scontrandosi tra Torino e la nebbia
tra parchi illuminati dalla luce gialla di serate notturne
tra il non colore di un cielo anonimo e un sentimento perso
perso nel non cercare, perso nella vigliaccheria.
Sento il calore del fuoco, alla sera, bruciandomi
nel modo in cui la falena, come stronzo senza pace
fossi lampada a olio in scadenza o anima di cera
scialbo o cialda zuccherata
scemo di un villaggio che non esiste, uomo finto uomo
animale senza confine, animale senza cortile
unico giullare di un paese che ride e ride di me.
E chi esaltandosi non è contento
e solo stramorto in un terrazzo
a centinaia di chilometri a sud di Torino
a sud di me stesso, ordinate perse.
Visioni, abbagli di felicità
per me che vi comprendo nelle mie illusioni
nei miei continui sogni a occhi aperti
a occhi chiusi vi sento tutti così, come sento me stesso
sotto l'acqua forzata della doccia.




martedì 15 marzo 2011










GIGANTO

La possente grandezza delle corazze che cadono a pezzi
il rafforzare gli scudi ed affilare le lance e spegnere gli incendi
e l’acuirsi prepotente di occhi torvi e sorrisi incerti
l’immane concreto buio concerto degli orologi fermi
le parole brevi e le frasi corte come un coro di tragedia
teste schiantate che annuiscono al dolore per pudore
per paura di non distinguere domani
il volare dei rapaci
dall’atterrare delle cicogne.







mercoledì 9 marzo 2011




….Siamo noi la nave dei contrabbandieri!


E’ maschera con dietro maschera con dietro maschera
la prima pelle che copre il viso .

Ogni parola con dietro parola con dietro parola
è teatro
è verità e bugia.

Sul palcoscenico un giardino di risate e dolore e morte
scena della vita che si ferma e scorre
come liquido
leggero
e solido.

Vanità è zoccolo duro
di poeti con piedi d’argilla
ricuciti a malapena in pezzi
da spaghi annodati a migliaia
per necessaria lucidità
e follia.

Siamo noi la nave dei contrabbandieri.

Siamo soli.

Se non fossimo soli
ameremmo meno.



giovedì 3 marzo 2011


VOLT

Ho scritto tutto su questo foglio a quadretti che tengo sempre in tasca. Ho scritto giorno per giorno, mese per mese, anno per anno.
Guardate se dico bugie. Ho scritto la data, ogni volta: questo è il resoconto preciso della mia pazienza diventata rabbia.
Ve la leggo questa lista, perché voi vi rendiate conto di cosa parlo:

15 maggio 2003
un rastrello
due balle di fieno


02 agosto 2003
cinquanta metri di tubo
10 angurie
20 piante di melanzana estirpate intere


pasqua 2004
due galline da uova
tre metri di rete da pollaio
un accendino
una bombola da cucina


pasqua 2005
l'agnello preferito di mia figlia sgozzato e lasciato ai corvi


luglio 2005
un paio di stivali di gomma usati
50 piante di pomodoro distrutte
qualche metro di corda
una batteria vecchia


natale 2005
due damigiane di vino nuovo (108 litri)
zucchero nel serbatoio del trattore


febbraio 2006
un tosaerba da spalla
2 litri di miscela
3 forbici da potare


due giorni fa
la sirena dell'antifurto.

Questo è successo.
Io cosa dovevo fare, cosa dovevo fare, secondo voi?
Dovevo farmi svenare da questi bastardi che la terra la vedono solo di notte?
Dovevo avere paura della volpe senza fare una trappola per catturarla?
Mi hanno preso per i fondelli per anni, hanno provato dove poteva arrivare la mia testa, e lo hanno visto chi era il più matto.

Guardate che io quando ero in Germania verniciavo le macchine senza maschera per i gas. Venti anni ho passato in quella fabbrica: ho combattuto contro i turchi, i greci, gli iugoslavi, e nessuno mi ha mai rubato nulla …e adesso che sono tornato a casa mia devo difendere un pugno di monete da questi vigliacchi vestiti di velluto nero?

Ma la cosa che più mi ha dato fastidio è che tutti fanno finta di niente.
Tutti a dire che è gente arrivata da fuori e che è colpa dei genitori se sono così.
Tutti a fare i politici che parlano di indipendenza o di unità, mentre io qui ho visto solo vicini di casa che hanno difeso i propri interessi come meglio hanno potuto, ognuno per sé.

La porta di quella casetta di campagna è sempre stata di legno, e la serratura di metallo l’ho cambiata ogni volta, la serratura.

Del resto mi è bastato poco.
Ho tagliato il capo della prolunga vecchia, una di quelle piatte che sembrano liquirizia per bambini.
Ho sbucciato le punte dalla plastica, ho diviso i fili: uno l’ho appiccicato alla maniglia col nastro nero; l’altro l’ho collegato al mezzo metro di rete da pollaio che non mi avevano rubato, e che ho messo lì, appoggiato alla porta.

(Il poliziotto).
-Guardi che noi abbiamo registrato tutto.
Un ragazzo è morto folgorato qui, questa notte-.

Una cosa mi dispiace.

Vedete quel sacco sospeso sopra l’entrata? L’ho riempito di piscio e merda, e forse ho sbagliato qualcosa quando ho legato le corde alla maniglia.



mercoledì 2 marzo 2011


                                                        Giungi tra i rovi tu giudice che non parli
                                                          presso il nido ad ammirare nuove uova
                                                            e sono golfi le tue ascelle profumate
                                                          da dove piccole si scatenano le braccia
                                                        con le mani a scarabocchiare pascoli di futuro
                                                        oltre la cartacarbone di un piatto orizzonte
                                                     fino alle tue scarpe appuntite fino alle tue unghie
                                                          fino al gonfio della tua lingua pesante
                                               nell’angolo dove non c’è lente che veda pecora o futuro
                                                      ma poltrona molle su cui riposare comunque….