VOLT
Ho scritto tutto su questo foglio a quadretti che tengo sempre in tasca. Ho scritto giorno per giorno, mese per mese, anno per anno.
Guardate se dico bugie. Ho scritto la data, ogni volta: questo è il resoconto preciso della mia pazienza diventata rabbia.
Ve la leggo questa lista, perché voi vi rendiate conto di cosa parlo:
15 maggio 2003
un rastrello
due balle di fieno
02 agosto 2003
cinquanta metri di tubo
10 angurie
20 piante di melanzana estirpate intere
pasqua 2004
due galline da uova
tre metri di rete da pollaio
un accendino
una bombola da cucina
pasqua 2005
l'agnello preferito di mia figlia sgozzato e lasciato ai corvi
luglio 2005
un paio di stivali di gomma usati
50 piante di pomodoro distrutte
qualche metro di corda
una batteria vecchia
natale 2005
due damigiane di vino nuovo (108 litri)
zucchero nel serbatoio del trattore
febbraio 2006
un tosaerba da spalla
2 litri di miscela
3 forbici da potare
due giorni fa
la sirena dell'antifurto.
Questo è successo.
Io cosa dovevo fare, cosa dovevo fare, secondo voi?
Dovevo farmi svenare da questi bastardi che la terra la vedono solo di notte?
Dovevo avere paura della volpe senza fare una trappola per catturarla?
Mi hanno preso per i fondelli per anni, hanno provato dove poteva arrivare la mia testa, e lo hanno visto chi era il più matto.
Guardate che io quando ero in Germania verniciavo le macchine senza maschera per i gas. Venti anni ho passato in quella fabbrica: ho combattuto contro i turchi, i greci, gli iugoslavi, e nessuno mi ha mai rubato nulla …e adesso che sono tornato a casa mia devo difendere un pugno di monete da questi vigliacchi vestiti di velluto nero?
Ma la cosa che più mi ha dato fastidio è che tutti fanno finta di niente.
Tutti a dire che è gente arrivata da fuori e che è colpa dei genitori se sono così.
Tutti a fare i politici che parlano di indipendenza o di unità, mentre io qui ho visto solo vicini di casa che hanno difeso i propri interessi come meglio hanno potuto, ognuno per sé.
La porta di quella casetta di campagna è sempre stata di legno, e la serratura di metallo l’ho cambiata ogni volta, la serratura.
Del resto mi è bastato poco.
Ho tagliato il capo della prolunga vecchia, una di quelle piatte che sembrano liquirizia per bambini.
Ho sbucciato le punte dalla plastica, ho diviso i fili: uno l’ho appiccicato alla maniglia col nastro nero; l’altro l’ho collegato al mezzo metro di rete da pollaio che non mi avevano rubato, e che ho messo lì, appoggiato alla porta.
(Il poliziotto).
-Guardi che noi abbiamo registrato tutto.
Un ragazzo è morto folgorato qui, questa notte-.
Una cosa mi dispiace.
Vedete quel sacco sospeso sopra l’entrata? L’ho riempito di piscio e merda, e forse ho sbagliato qualcosa quando ho legato le corde alla maniglia.