lunedì 3 settembre 2012

piccolo pensiero elementare prima del rientro a scuola


Domenica mattina. 

Il villaggio dorme, nell'ombra del suo silenzio non si sveglierà più.
Nell'ombra lunga del monte che gli fa da guardia, che lo separa dal sole al mattino
che lo separa dal mare e fa da orlo ai pini di contorno.

C'è un paese, che poi sono due, a cui per ragioni familiari sono molto legato.
Ogni tanto ci torno. E' il paese della mia lunga infanzia.

E' il paese delle mie prime esperienze ed è sicuramente il paese dove,
più di ogni altro posto, son potuto crescere a livello artistico e intellettuale.

Questo paese, che poi sono due, uno in riva al mare e uno dietro la montagna
che sta davanti al mare. 

Questo piccolo mondo chiuso che per molti anni
ha fatto da cornice alla mia crescita ed esistenza.

Questo piccolo mondo chiuso dalle sue montagne, dal mare confine invalicabile
e dal pensiero contorto di chi ci vive.

Ogni volta che rientro sono solo contento di essere un anima di passaggio
col biglietto di ritorno.


Qualcuno che era grasso è diventato più grasso, qualcuno che era magro si è ingrassato
e qualcun altro non è affatto cambiato. Ci sono quelli che, anche dopo dieci anni, 
non cambiano, rimangono uguali, come vivessero in assenza di tempo.

Chi era povero è rimasto povero, chi era ricco è rimasto ricco
è occupa in abbondanza i posti pubblici disponibili
e c'è chi è andato un po' avanti o un po' indietro,
a seconda della fortuna.

Quel che non manca sono le auto. Ci sono sempre più auto che persone
ed è una di quelle cose che non ho mai capito.

C'è un amico, e gli amici son meno delle dita delle mano, che mi faceva notare
quanto i nostri conoscenti siano "lamentosamente lunghi".
Progetti infiniti, irrealizzabili, che si consumano col passare dei giorni
diventando tarli nella mente.

Un amico mi faceva notare la sua estraneità alla vita del paese,
la sua laboriosità, condita dal realismo delle difficoltà della vita.

Un altro mi faceva notare l'ipocrisia evidente, di quello, di quell'altro
e di come, anche col passare degli anni, niente sia cambiato.

Poi ci sono gli eroi, gli eroi moderni dalla faccia stanca, e dai sogni
ancora più stanchi. C'è chi si schiera e chi rimane nell'ombra
chi rinfaccia e chi faccia non ne ha.

Storie vecchie e storie nuove che si intrecciano
in una tela colma di veleno
senza neanche che il ragno, il principe
se ne accorga.

Incontri e scontri, differenze, di vista e di vedute, lunghe bevute
e molti che si accompagnano fino all'alba.

Poi c'è il paese che non si vede, quello che non esce, quello che risparmia
e quello che si fa i fatti suoi, senza guardare le mutande degli altri.

Son passati tanti anni, tante esperienze, il mondo attorno è cambiato
ed è cambiato in peggio ma in paese, nel piccolo mondo 
familiaristico feudale che regge da secoli, oltre  l'apparenza
tutto è diventato ancora più chiuso, dentro le nuove pareti domestiche.

Nasce solo col passare del tempo, un leggero velo di odio
verso un mare di malizia distribuito a piene mani
mani coscienti, dalle dita più lunghe dei loro capelli.

Un piccolo paese di pettegolezzi, gli uomini, megafoni da bar
dei loro discorsi, dei loro ricordi.

Ed ancora immagini di persone orribili, che hanno sfogato tutta la loro avidità
verso i più indifesi.
Un paese di parentele, di compromessi e odi familiari poco nascosti.
Un paese senza sorrisi, bianchi e tristi dalle voci acidule e effeminate.

L'unica nota apparentemente positiva è la finta accettazione
che è sempre meglio degli insulti, verso alcune persone
per il loro orientamento sessuale. Dopo lunghe, numerose e sofferte battaglie
hanno adesso un presunto riconoscimento sociale.
Praticamente vengono accettate, sopportate.

E questo è meglio di niente, anzi è veramente tanto.

Il paese, che poi sono due, che per dirla tutta 
comunque  "un po' di astio rimane lì".
Uno avvolto dal sole, dal sale e dal vento ed uno avvolto dall'umido
e dalla muffa che ne consegue.

I due paesi in se sono veramente brutti, almeno a livello estetico
forse riflettono l'animo di chi ci vive.
Ma basta andare qualche chilometro più in là e tutto cambia.
Oltre il villaggio, perché di villaggio si tratta, il panorama cambia
e forse è lì che l'uomo da il meglio di se, fortemente aiutato dalla natura.
In poche parole in campagna si sta meglio.

La terra è asciutta, le rocce son lì ferme, la macchia mediterranea
è disposta intorno come cornice.
E la muffa, l'odiosa muffa, viene lasciata in paese a ornare i muri delle case
ed i cuori della gente.


Il paese delle scatole. 

Prima nessuno aveva una scatola in paese.
Poi uno per primo, dopo una notte insonne decise di fare come
tutti gli altri esseri umani del mondo. Avere una scatola.
La prima scatola del paese.... Bella, brutta, rubata, comprata
o regalata, non si sa....
Che invidia... Lui ha una scatola e noi no... Cosa facciamo...
La bruciamo....
Passo un po' di tempo... Tutti a distruggere con gli occhi
l'unica scatola del paese.
Poi arrivò l'idea illuminante... Perché anche noi non ci facciamo delle scatole...
Solo lui le deve avere...
Uno dopo l'altro ed ancora un altro e poi tutti insieme....
Tutti nel paese fecero a gara a comprare, costruire e farsi finanziare scatole
e scatole... 2, 3, 20, 30, 100... Scatole...
Tutto il paese si riempì di scatole...
Per ogni abitante, i soliti, si contavano almeno 4 scatole a testa...

Un paese tranquillo....

Per fortuna che almeno esiste un ladro naturale
che si limita solo
a mordere i buoni frutti del lavoro agricolo...

Su Grassile....  (avida martora sarda)

L'incubo di chi non va ogni giorno in campagna...

(ad ogni paese la sua pena...)



    
  

Nessun commento:

Posta un commento